La corsa in Pronto soccorso e l’intervento in Neurologia

La vittima non si era resa conto del trauma subìto alla testa  All’inizio ha confuso il malessere  con i postumi di una sbornia.  Poi la drammatica scoperta

All’indomani dell’aggressione Anderson “Andy” Gutierrez diceva di non ricordare l’accaduto. «Eravamo in un locale – raccontava il ventunenne al Piccolo – tra me e Thomas c’è stato un diverbio per una questione legata a una ragazza. Lui era molto agitato ed è uscito andandosene, non si reggeva in piedi. Io l’ho seguito perché mi dispiaceva, volevo tranquillizzarlo. Ma il litigio è ripreso, lui ha iniziato a spintonarmi... anch’io l’ho spinto. Poi non ricordo... è accaduto tutto in attimo. Anch’io – ripercorreva – avevo bevuto, ma non era mia intenzione fare del male. Non so se l’ho buttato per terra. Ho in mente solo la Polizia e lui che va via in ambulanza. Io sto malissimo, sono da due giorni che piango». Queste le parole del ventunenne.

Il giovane era stato subito sentito dalla polizia. E se oggi, al termine delle indagini, l’accusa è di tentato omicidio (o in alternativa di lesioni gravi), evidentemente gli inquirenti hanno in mano prove pesanti.

Il giorno dopo il pestaggio era trapelata anche l’ipotesi di una testimonianza fornita da un clochard. Un senzatetto che avrebbe notato i due mentre litigavano e che sarebbe intervenuto per dividerli. Un elemento, questo, che però non ha mai avuto conferma.

Thomas, la vittima, dopo il ricovero in Rianimazione era stato trasferito in Neurochirurgia. Una ripresa lenta, la sua, come avviene in caso di traumi cerebrali.

Non è la prima volta che a Trieste avvengono fatti del genere: l’ultimo precedente risale a un anno prima, la notte della Barcolana. L’aggressione, allora, era avvenuta di sulle Rive nei pressi della Stazione Rogers, accanto a un distributore automatico di sigarette: il ventitreenne Alessio Vicchi, di origini romane, era stato colpito da un pugno in faccia sferrato da uno sconosciuto, che poi era fuggito. Il giovane aveva colpito violentemente la testa sull’asfalto ed era andato in coma.

Cosa aveva innescato l’aggressione? Un apprezzamento rivolto da Vicchi a una ragazza. E il suo fidanzato aveva reagito così.

Il ventitreenne oggi sta bene ed è tornato a lavorare. Ma un anno fa, per lui e la famiglia, era stato un incubo.

La Squadra mobile era riuscita a rintracciare l’aggressore: una telecamera installata sulle Rive aveva immortalato il suo volto per pochi istanti. Si trattava di un ventiduenne veneto, con precedenti di polizia per stupefacenti e guida in stato di ebbrezza.

La Polizia aveva rinvenuto in casa del sospettato alcuni degli indumenti che aveva indossato la sera della Barcolana, descritti in modo minuzioso dai testimoni e ripresi dalle telecamere della zona. Messo sotto torchio dalla Mobile, il giovane aveva confessato. —

G.S.

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