La corsa di Trieste e Monfalcone alle prime nozze “arcobaleno”

Cinque coppie hanno già presentato richiesta nel capoluogo regionale e due nella città dei cantieri
Una bimba con la bandiera che chiede diritti civili per tutti
Una bimba con la bandiera che chiede diritti civili per tutti

MONFALCONE. Ci sono nomi che non finiranno mai trascritti sulle pubblicazioni affisse all’albo pretorio di un Comune. Eppure, agli occhi del legislatore, anche quei nomi appaiati rappresentano ormai l’embrione di nuove famiglie. Quelle sorte dal travagliato parto delle unioni civili.

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Sancite dall’approvazione della legge Cirinnà, entrata in vigore lo scorso 5 giugno dopo un estenuante lavorìo parlamentare, le unioni civili hanno assistito nelle ultime settimane a una partenza al rallentatore per il dilatarsi dei tempi di emissione del decreto ponte.

Ovvero di un regolamento attuativo chiamato a fissare le modalità di presentazione della richiesta di costituzione, il contenuto della dichiarazione che le parti devono rendere dinanzi l’ufficiale di Stato civile, nonché gli adempimenti successivi a carico degli uffici anagrafici. Il 28 luglio, tuttavia, il fatidico decreto numero 144 del presidente del Consiglio dei ministri è stato inserito nella Gazzetta ufficiale sancendo il via libera ai sì “arcobaleno”.

A meno di due settimane da quella data le prime sette coppie, cinque triestine e due monfalconesi, si sono fatte avanti nella Venezia Giulia per dare una svolta al proprio rapporto e “istituzionalizzare” la convivenza. Con riverberi non esclusivamente sentimentali dal momento che i partner dell’unione civile possono essere riconosciuti come veri e propri coniugi in caso di malattia o ricovero o morte.

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Tant’è che il partner superstite ha diritto alla pensione di reversibilità, al Tfr del compagno o della compagna e anche all’eredità nella stessa quota prevista per marito e moglie.

A Trieste, stando al dato comunicato ieri dall’assessore al Decentramento Giorgio Rossi, che ha fatto le veci del collega di giunta Michele Lobianco, titolare dei Servizi alla cittadinanza, sono arrivate cinque richieste di registrazione dell’unione civile.

Al momento non è stato reso noto se si tratti, in tutti i casi, di coppie Lgbt (lesbiche, gay, bisessuali e transgender), visto che le unioni civili possono naturalmente essere contratte anche tra conviventi eterosessuali. Le pratiche sono comunque in via di perfezionamento. «Si attende - chiarisce Rossi - che la Prefettura restituisca i libri vidimati».

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A Gorizia tutto tace. A Monfalcone, invece, si sono fatte avanti quattro persone, due omosessuali e due lesbiche, per richiedere informazioni in merito alla procedura da seguire per costituire l’unione civile. L’assessore alle Politiche sociali Cristiana Morsolin, che ha fatto aderire il Comune alla rete per la rivendicazione dei diritti Lgbt («la stessa dalla quale Trieste ha ora voluto uscire»), attende con trepidazione il primo “matrimonio” arcobaleno.

Lei che ha già introdotto il battesimo civile vorrebbe coronare il mandato celebrando anche la prima unione civile: un passo, per chi ha in tasca la tessera di Rifondazione, «decisamente in avanti». «I moduli per presentare la richiesta - spiega Morsolin - si trovano all’Ufficio di Stato civile in via Duca d’Aosta».

«Una volta formalizzata la richiesta, che non prevede a differenza del matrimonio la pubblicazione all’Albo pretorio - prosegue -, gli uffici sono chiamati ad alcune verifiche, per attestare che i partner non siano già uniti con altre persone o che comunque non sussistano impedimenti di sorta. Quindi viene fissata la data col celebrante per lo scambio delle promesse alla presenza di testimoni».

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«L’unione - aggiunge l’assessore - potrà essere sancita in forma più privata, nell’Ufficio di Stato civile, oppure nelle modalità più pubbliche, alla Rocca o nella sala dell’ex Pretura, che oggi ospita il Consiglio comunale».

«Finalmente - conclude l’assessore Morsolin - Monfalcone può dirsi al passo coi tempi. Siamo giunti un po’ in ritardo al riconoscimento di questi diritti, ma ora ci siamo. Mi piacerebbe, data la prossimità con le amministrative, che vi fosse una partecipazione libera alle elezioni anche da parte di chi vuole rappresentare le istanze lgbt. Non solo sarebbe un’ottima cosa, ma dal mio punto di vista assolutamente auspicabile, visto che nel nostro Consiglio gay e lesbiche non hanno mai avuto una rappresentanza». Insomma, unitevi e vivrete per sempre felici e contenti.

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