La corsa dei leghisti per un posto al sole sul carro di Fedriga
Max presenta la squadra della circoscrizione di Trieste ma la sua scalata interna ha conquistato anche il Friuli

Lasorte Trieste 10/04/18 - Piazza della Borsa, Lega, Presentazione Candidati Elezioni Regionali
TRIESTE. Tutti saltano sul Carroccio di Massimiliano Fedriga. L’aspirante presidente regionale del centrodestra ha presentato ieri la lista dei candidati leghisti per la circoscrizione di Trieste. E mentre i sondaggi danno sempre più in discesa la sua corsa verso la poltrona di piazza Unità, le vecchie fratture che hanno sempre diviso il partito in Friuli Venezia Giulia si compongono all’ombra del leader. E per la prima volta anche i friulanisti accettano il comando di un triestino.
Tempi antichi C’erano una volta le “nazioni” del Friuli e della Venezia Giulia. Ai tempi in cui le formazioni autonomiste erano ancora la base fondativa della Lega (allora Nord), esistevano due federazioni per la nostra regione, corrispondenti ai due “popoli padani”. Nel 1993 il segretario triestino Paolo Polidori si incontrò con il suo omologo friulano, Pietro Fontanini, per discutere di strategie. Il clima era tale che si scelse un luogo “neutrale” a metà strada per l’incontro: Palmanova. I due mondi poi si fusero in uno solo, ma a lungo questo significò il prevalere numerico e simbolico della componente friulanista all’interno del partito. Dominus quasi incontrastato il segretario Fontanini, esponente del periodo bossiano del Carroccio ora inglobato nel nuovo ordine salviniano. Uno ai cui occhi Trieste era una sanguisuga del Friuli, e che tendeva a guardare dall’alto in basso i leghisti triestini e il loro giovane segretario, che con deferenza lo chiamava Pieri (Pietro in friulano).
La svolta È dopo il crollo della vecchia Lega che Fedriga, nel 2014, si ritrova al timone di un partito regionale (o «nazionale», come vuole la denominazione leghista) frammentato sui territori, in carenza di militanti e quadri. Una situazione rovesciata dall’onda dell’approccio populista-nazionalista di Salvini, che Fedriga cavalca dalla poltrona parlamentare. «L’approccio di Max al partito in regione è stato sempre pragmatico, non ideologico. Questo l’ha aiutato molto a ricomporre», spiega un collega di partito. Il giovinotto cresciuto a pane e Padania si impone gradualmente, senza enfatizzare i campanili. «E poi non ha l’accento triestino, il che non ha fatto male», prosegue il militante. Il risultato è che all’ultimo giro è stato Fedriga a trattare la candidatura a sindaco di Udine di Fontanini, a cui pure ha sottratto la guida del partito. E il vecchio volpone ha ben saputo accettare il cambio di scenario, tanto che «i rapporti fra i due sono eccellenti», dice un altro leghista.
L’oggi Nel nuovo panorama alcuni astri salgono e altri tramontano. Se Fontanini resta fisso sulla linea dell’orizzonte, ad altri va peggio. È rimasto fuori dalle liste delle regionali lo storico militante leghista monfalconese Federico Razzini, che pure c’aveva tanto sperato. Il suo volto in Bisiacaria è stato sostituito da quello della sindaca leghista (ma già forzista) Annamaria Cisint, che si presenta nella città dei cantieri come una sorta di Gentilini in gonnella. Qualche ombra cade anche sulla consigliera regionale Barbara Zilli, in questi anni volto combattivo del Carroccio in Consiglio. Il tour di Salvini di lunedì fra i Comuni prossimi al voto non ha toccato la sua Gemona, che pure andrà alle urne, anche se forse capiterà in una delle prossime calate del segretario nazionale in aprile. Non è neppure capolista della circoscrizione udinese, «come pure sarebbe sembrato naturale», fa notare un addetto ai lavori.
Imperversa invece Stefano Mazzolini, referente per la Lega nell’Alto Friuli, che pure mostra di avere un rapporto privilegiato con i dirimpettai nazionalisti austriaci dell’Fpö, fondata dalla buonanima di Jörg Haider.
Alabarda padana Ma il cuore della squadra di Fedriga resta a Trieste. Ieri il candidato ha presentato nel gazebo di piazza della Borsa la sua lista per la circoscrizione triestina. In una campagna in cui tende a snobbare i confronti con gli avversari, Fedriga punta molto sul lavoro di strada, imitando ancora una volta il modello Salvini.
Al suo fianco il vicesindaco Pierpaolo Roberti, in lizza per un posto in giunta o quantomeno per una posizione blindata in Consiglio. «È una squadra combattiva per il massimo contributo non solo elettorale, ma anche di esperienze e capacità. Si va dall’avvocato al commerciante, al dipendente pubblico», dichiara Roberti.
Dopo i consueti attacchi alle riforme sugli enti locali e sulla sanità del centrosinistra, Fedriga punta sulle specificità triestine: «Le case Ater e il Welfare sono un patrimonio della città. La priorità deve essere data ai residenti di vecchia data. Se chi contribuisce da tempo con il sudore viene sempre lasciato per ultimo, significa che qualcosa non funziona. Inoltre dobbiamo attirare imprese, e per farlo dobbiamo mettere in campo le competenze fiscali previste dallo Statuto speciale». I candidati sono Federica Verin, Danilo Slokar, Flavia Kvesto, Giuseppe Ghersinich, Daniela Pantaleo, Antonio Lippolis, Andrea Pellarini, Federico Pastor, oltre a Roberti.
Al termine della conferenza, Slokar parla con il pubblico: «Io auspico un plebiscito per Fedriga, anche dagli elettori di sinistra, magari con il voto disgiunto. C’è in ballo il futuro della regione».
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