La corsa dei Balcani verso il Gnl per l’indipendenza energetica dalla Russia
A tutta velocità sulla strada dell’indipendenza energetica da Mosca, attraverso l’utilizzo massiccio di gas naturale liquefatto. È questa la direzione che hanno intenzione di prendere ampie parti dei Balcani, che guardano al Gnl come una grande speranza, oltre che una risorsa da sfruttare al massimo nel futuro prossimo. Ne sono la prova le mosse della Croazia, Paese Ue che ha confermato che potenzierà il rigassificatore di Veglia (Krk), di fatto più che raddoppiando la capacità dell’impianto, da portare da 2,9 a 6,1 miliardi di metri cubi all’anno.
L’annuncio è stato dato dal premier croato Andrej Plenković, che non ha fornito tempistica precisa sui tempi del progetto né informato sui costi, ma ha assicurato che la direzione è ormai segnata. Progetto che è di estrema importanza, perché il raddoppio delle capacità di Veglia, impianto operativo dall’inizio del 2021, «va ben oltre i bisogni delle famiglie e dell’economia croata» e sarà utile anche per soddisfare le necessità di Paesi vicini, oggi dipendenti dal gas russo, come «Slovenia, Ungheria e Bosnia-Erzegovina», tutte nazioni che hanno collegamenti diretti o indiretti con la rete di distribuzione croata, ha aggiunto Plenković, suggerendo lo scenario di una Croazia «hub regionale» per il gas liquefatto per buona parte dei Balcani e dell’Europa centrale.
Gli annunci di Plenković, che non appaiono vuoti di sostanza. Su Veglia infatti ha puntato da tempo Bruxelles, che già nel 2019 aveva stabilito con lungimiranza che l’impianto avrebbe «aumentato la sicurezza energetica» europea. Ma sul rigassificatore croato ha scommesso anche Washington, come dimostrato da una recente conversazione telefonica tra il consigliere Usa per la sicurezza nazionale, Jake Sullivan, e lo stesso Plenković, durante la quale il premier croato ha incassato il «sostegno» Usa per i piani di «espansione» del terminal di Krk. Un potenziamento che servirà anche a far affluire maggior Gnl americano, con un nuovo cargo arrivato dagli Usa a Veglia in questi giorni, il terzo nell’arco di tre settimane. E proprio grazie a Veglia, in caso di sospensione dell’invio di gas da Mosca, «saremo fra i Paesi meglio preparati nella Ue» ad affrontare l’emergenza, ha sottolineato il ministro croato dell’Economia, Davor Filipovic, durante un recente Consiglio Ue, mentre il rigassificatore potrebbe «rafforzare» il ruolo della Croazia «in Ue e Nato», ha previsto il politologo Dejan Jovic.
Sorprende poco, visti tempi e premesse, che anche altri Paesi dell’area cerchino di fare mosse speculari. Fra questi c’è l’Albania, dove sta crescendo l’interesse per potenziali esplorazioni e sfruttamento dei giacimenti di gas di Delvina e soprattutto per un futuro rigassificatore a Vlora. Lo stesso sta facendo – con grandi progressi – anche la vicina Grecia, con l’impianto di valenza regionale ad Alexandroupoli, su cui hanno posato gli occhi anche Skopje e Belgrado. E la Bulgaria, rimasta a secco di gas russo, che ha siglato un accordo proprio con gli Usa per ricevere Gnl dagli Stati Uniti, via Turchia e in futuro via Grecia.
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