La corsa al petrolio divide i sindaci della costa croata
FIUME. Si chiama Luka Korda, accadizetiano (centrodestra), da anni alla testa del comune di Konavle, la più meridionale delle municipalità croate, al confine con il Montenegro. Korda è fermamente contrario alla presenza di piattaforme nelle acque croate dell’Adriatico, certo che la loro attività possa arrecare un brutto colpo al settore turistico. Sollecitato dai giornalisti dopo che a Zagabria è stata aperta la gara internazionale per le ricerche e lo sfruttamento di petrolio e metano in Adriatico, Korda non si è nascosto dietro dichiarazioni di circostanza, andando giù duro: «Il nostro mare è piccolo e di tipo chiuso e le piattaforme potrebbero infliggere una legnata all’industria ricettiva. Sono cose che non vanno d’accordo. Il turismo ci permette di vivere bene e non so come i nostri ospiti reagiranno quando sapranno delle ricerche a poche miglia dalle spiagge. Temo tantissimo una catastrofe tipo quanto avvenuto nel Golfo del Messico. Non possiamo sempre prostrarci di fronte al dollaro o all’euro».
La sua opinione non è condivisa dal collega Ivan Božikov (Partito contadino), sindaco di Murter – Incoronate: «Minacciati da disastri ambientali? Ma lo siamo già – ha dichiarato – ci siamo forse dimenticati delle petroliere che trasportano greggio con prua puntata verso Venezia? Siamo di fronte ad un affare globale e se il governo croato ha deciso di lanciarsi in questo progetto ne avrà le sue ragioni». A intervenire sull’argomento è stato anche lo zagabrese Zdenko Krištafor, dottore in scienze minerarie e da decenni esperto del settore petrolifero: «La Croazia una nuova Norvegia? Macchè. C’è chi favoleggia su enormi quantitativi di greggio e gas nel sottosuolo dell’Adriatico ma sono convinto si trovi sulla strada sbagliata. Ricordo che 30 anni fa l’azienda Naftaplin intraprese ricerche sismiche nel nostro mare e non ci fu alcuna scoperta importante. Non crederete mica che il quadro sia cambiato da allora?»
Krištafor, nel rammentare che i contratti di concessione saranno firmati a meta’ del 2015, ha rilevato che per i primi risultati si dovranno attendere degli anni. In questo ambito ha ricordato come la piattaforma Ivana A fu posizionata al largo di Pola nel 1976, con sfruttamento commerciale del metano più di 20 anni dopo, nel 1999. «Voglio rimarcare che l’estrazione tramite Ivana A riguarda acque poco profonde, nell’Alto Adriatico. In quello centrale e soprattutto nell’Adriatico meridionale abbiamo quote batimetriche ben più profonde». Stando al suo collega Igor Dekani„ della facoltà zagabrese di mineralogia e geologia, le ricerche non danneggeranno alcun centro di villeggiatura istriano, quarnerino o dalmata: «La californiana Santa Barbara è circondata da numerose piattaforme eppure è diventata una tra le località turistiche più popolari negli Stati Uniti. Posso confermare che nessuno dalla costa riuscirà a vedere manco l’ombra di una piattaforma».
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