La corsa ai vitalizi d’oro dei big di Palazzo
TRIESTE. Antonio Pedicini brucia tutti. Non solo perché il 14 gennaio ha compiuto 60 anni, l’età del vitalizio, ma perché i suoi quasi 3mila euro netti al mese li prende già. Come altri ex consiglieri di Palazzo l’avvocato pordenonese ha infatti giocato d’anticipo e sfruttato la legge che consente di portare a casa l’assegno vita natural durante pur con un importo ridotto. Così anche, finito il mandato parlamentare, Isidoro Gottardo. E pure Daniele Galasso. Mentre, tra i big prossimi ai 60 anni, i più vicini alla pensione regionale sono Riccardo Illy e Sergio Cecotti. Illy, come altri al termine della legislatura 2008, conquistò il diritto versando le ultime due mensilità di contributi mancanti vista la fine anticipata del mandato causa election day. Il 24 settembre 2015 si vedrà accreditare circa 1.600 euro al mese. Mentre Cecotti dovrà aspettare il 23 ottobre 2016, anno in cui fa 60 anche Renzo Tondo, che come consigliere in carica, tuttavia, il vitalizio non lo potrà ancora prendere.
Presto o tardi, comunque, la scelta dipende dalla Casta. La stessa che si è costruita una legge a misura di futuro. Nel 1995, trovando un po’ fuori luogo incassare la pensione di Pantalone a 55 anni (ma con la possibilità di anticipo a 50), il Consiglio approvò la legge 38: il fastidio di spostare a 60 anni l’età del privilegio, ma anche una manciata di scorciatoie per scendere a 55 e magari a 50 (le padane Viviana Londero e Alessandra Guerra sono state le ultime nel 2012 e nel 2013) rinunciando al 5% per ogni anno di anticipo. Tutto molto ben chiaro nelle agende degli eletti.
Nella schiera dei baby pensionati spuntano anche tra gli altri il Margherita Cristiano Degano, il diessino Renzo Petris, il comunista Gianluigi Pegolo (del 1954), il democratico Nevio Alzetta (1955), il forzista della prima ora Giorgio Venier Romano (1956), l’ex pidiellino Piero Camber (1957), il leghista della riforma ospedaliera Gianpiero Fasola (1957), il leghista Beppino Zoppolato (1958). E negli ultimi mesi, chiusa l’esperienza politica o a Roma o a Trieste, si sono aggiunti con qualche mese d’anticipo alla torta da 9 milioni del bilancio regionale 2014 il centrista Edoardo Sasco (1954, due mandati), l’ex coordinatore del Pdl Gottardo (1954, tre mandati) e l’ex capogruppo sempre del predellino Galasso (1955, due mandati), oltre appunto a Pedicini, che avrebbe potuto attendere pochi mesi e invece no, ha preferito chiudere la pratica pur con una riduzione del beneficio. E come lui hanno fatto Petris (29 gennaio 1954), Sasco e Gottardo, che sono di marzo, e Pegolo, nato ad aprile, con una curiosa storia politica alle spalle: architetto trevigiano in Consiglio per Rifondazione comunista dal 1993 al 2003, eletto deputato alle politiche del 2006, aspirante sindaco di Chianciano Terme nel 2009 e poi nella segreteria nazionale del Prc.
Chi invece attenderà il sessantesimo anno per il vitalizio prenderà il 100% della somma: gli importi mensili viaggiano dai 1.642 euro dopo un mandato ai 4.700 dopo quattro, passando dai 3.019 dopo due ai 4.319 dopo tre. Tutto al netto delle tasse. Del 1954, e al momento non inseriti nell’elenco degli attuali 153 sopravvissuti a un benefit cancellato a fine luglio 2013, sono l’ex assessore alla sanità della giunta Illy Ezio Beltrame e Tiziano Chiarotto del Centro riformatore. Ci sarebbe anche Alessandro Colautti, 60 anni il prossimo 10 settembre, che però è consigliere in carica e, come Tondo, dovrà attendere la fine della corsa in piazza Oberdan. Così come Paride Cargnelutti (1951), Franco Codega (1947), Elio De Anna (1949), Daniele Gerolin (1953), Stefano Pustetto (1950), Mauro Travanut (1952). Walter Santarossa (classe 1950) e Giorgio Brandolin (1951), che il vitalizio già lo prendevano, rientrati in servizio l’uno in Consiglio l’altro in Parlamento, hanno invece visto dovuto sospendere l’incasso.
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