La Contrada dell’Oca in città in nome dell’irredentismo

Il sindaco Roberto Dipiazza ha ricevuto ieri pomeriggio, nel Palazzo del Municipio, una delegazione della Nobile contrada dell’Oca: una delle diciassette storiche suddivisioni territoriali della città di Siena. L’ambasceria toscana si pone sulla scia delle cerimonie per il centenario della fine della Prima guerra mondiale, che ha segnato il passaggio di Trieste dall’Austria all’Italia. Nella città del Palio, quella dell’Oca rappresenta infatti l’unica contrada dichiaratamente irredentista, tanto da aver intitolato a Trieste la propria società amministrativa, in ricordo appunto degli eventi del 1918. E, anche se non tutti lo sanno, tra il capoluogo giuliano e la contrada dell’Oca esiste pure un gemellaggio.
Il primo cittadino ha accolto i senesi nel Salotto azzurro dove ha illustrato loro la storia e le attuali prospettive economiche della città: dal periodo austroungarico alla Grande guerra, dall’adozione del tricolore al Secondo conflitto mondiale con le sue drammatiche conseguenze. E poi il dopoguerra, il governo alleato, il fenomeno dei “jeansinari” e così via. Fino ad arrivare al presente, con al centro l’attività portuale e la promessa di portare la delegazione toscana in osmiza.
La Società di mutuo soccorso Trieste in Fontebranda, che fa capo alla contrada dell’Oca, è stata fondata nel 1919 in omaggio alla vittoria italiana nella Prima guerra mondiale e quest’anno festeggia pertanto il proprio centenario. Ha spiegato il presidente, Luigi Fineschi Pianigiani: «A Siena ogni rione è gestito da una contrada, che sviluppa la propria vita ricreativa e di mutuo soccorso attraverso le società di contrada, ovvero il braccio amministrativo di tutto l’apparato. La nostra società si chiama Trieste: è nata il 5 dicembre 1919 proprio in onore della vostra città. Tanti nostri contradaioli andarono a combattere al fronte, per poi riportare a casa l’idea che Trieste aveva rappresentato per loro. Le finalità sociali sono di reciproco aiuto: inizialmente serviva per soccorrere i reduci in difficoltà. Ancora oggi sopravvive l’uso di organizzare cene di contrada, in cui ogni famiglia mette a disposizione non solo pietanze ma anche tavoli e sedie, in modo da garantire un pasto anche ai più bisognosi». Così recita il primo articolo dello statuto: «Dalla società dei Quindici, nata nel 1904 e disciolta di fatto nel 1915 a causa delle molteplici e numerose chiamate alle armi per la guerra del 15-18, è sorta la società Trieste dal fatidico nome della città irredenta, sogno di tante generazioni italiane». Tali parole sono scritte sul retro del piatto commemorativo che il direttivo ha portato in dono al Comune, assieme a un quadro raffigurante un’alabarda. «Il quadro con la bandiera alabardata fu portato a Siena nel 1969 – ha concluso la delegazione –, in occasione del 50esimo anniversario della Società Trieste. Nel tempo ha subito vari restauri. Adesso che sono passati cent’anni dalla fine del conflitto e che la nostra società sta per compierne altrettanti, abbiamo voluto riportare simbolicamente a Trieste questo segno».
Dipiazza ha ricambiato il gesto con alcuni annulli filatelici, un gagliardetto e una bandiera della città. Sono seguite foto di gruppo e visita guidata alla Sala del Consiglio. –
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