La Consulta boccia la legge Fvg sul fine vita

Dichiarato illegittimo il registro delle Dat. «Incide su aspetti essenziali dell’identità personale: la competenza è dello Stato»
Una corsia d'ospedale
Una corsia d'ospedale

TRIESTE La legge del Friuli Venezia Giulia sul testamento biologico, che prevedeva l’istituzione di un registro per le dichiarazioni anticipate di trattamento sanitario e disposizioni per la raccolta delle volontà di donazione di organi e tessuti, è illegittima. Lo ha stabilito la Corte costituzionale a seguito dell’impugnazione governativa, nel maggio scorso, della legge regionale 4/2015. La materia, spiegano i giudici, è di competenza statale.

 

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Il palazzo del Consiglio regionale del Fvg, in piazza Oberdan, a Trieste

 

Legge incostituzionale, dunque. Così ha decretato la Consulta. Una bocciatura senz’appello, giacché la Regione non farà ricorso. «La sentenza è netta, non credo proprio che ci opporremo», fa sapere a stretto giro l’assessore alla Sanità Maria Sandra Telesca. L’articolato era stato oggetto di ampio dibattito in aula, come inevitabile sul tema del fine vita. L’istituzione delle Dat aveva infine messo in fila 30 voti a favore e solo 3 contrari (Paride Cargnelutti di Ncd, Bruno Marini di Fi e Roberto Dipiazza di Ar). Concretamente, al cittadino veniva consentito di rendere nota la propria scelta sul fatto di essere sottoposto o meno a trattamenti sanitari in caso di malattia o lesioni che comportino una perdita di coscienza permanente e irreversibile secondo i protocolli scientifici a livello internazionale. Nella sentenza redatta da Marta Cartabia e depositata ieri, oltre alla violazione dell’articolo 3 sul principio di uguaglianza, si pone l’accento sulla questione delle competenze di Stato e Regioni (articolo 117 della Carta).

«Data la sua incidenza su aspetti essenziali dell’identità e dell’integrità della persona - si legge -, una normativa in tema di disposizioni di volontà relative ai trattamenti sanitari nella fase terminale della vita, al pari di quella che regola la donazione di organi e tessuti, necessita di uniformità di trattamento sul territorio nazionale, per ragioni imperative di eguaglianza». Ancor più nel merito: «L’attribuzione di un rilievo pubblico a tali manifestazioni di volontà, espressive della libertà di cura, implica la necessità di un’articolata regolamentazione e interferisce nella materia dell’ordinamento civile, attribuita in maniera esclusiva alla competenza legislativa dello Stato».

 

Il governo boccia la legge della Regione Fvg sul fine vita

 

La prima reazione è dell’associazione Luca Coscioni. «Rispettiamo questa decisione che richiama le competenze statali in materia di diritti alla salute e principio di uguaglianza. La legge del Fvg era effettivamente molto dettagliata e incideva anche su tali diritti», ammettono Filomena Gallo e Marco Cappato. Non troppo diverso il commento di Telesca, ben consapevole che la norma, dal punto di vista giuridico, avesse dei limiti. «La legge aveva per noi valenza solo amministrativa, ma i principi espressi ci sembrano comunque di grande rilievo sociale e il Consiglio regionale ha ritenuto importante far valere la sua potestà». Sempre la consigliera del Pd Silvana Cremaschi rilancia: «È importante che le Regioni si muovano per un cambiamento culturale che porti a una nuova legge nazionale». A centrodestra, invece, si polemizza. «L’esito era scontato - dichiara Mara Piccin -, ancora una volta però si è preferito perdere tempo dietro a scelte ideologiche con lo scopo di fare i primi della classe». La neoconsigliera di Fi aggiunge: «Era evidente fin da subito la mancanza di competenza eppure Serracchiani ha voluto mettere la bandierina su questa legge parlando anche di una “resistenza per coerenza” sapendo di andarsi a schiantare. Soldi, tempo e risorse buttate letteralmente via per fare una legge perfettamente inutile sulle Dat, tema delicato e di competenza esclusiva dello Stato».

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