La Compagnia ha spalle robuste per affrontare la grande crisi
TRIESTE. La crisi economica che si è aperta in seguito allo scoppio della pandemia di Coronavirus impatterà inevitabilmente sui conti di Generali, anche se al momento non è possibile fare delle stime. Di certo c’è che il gruppo triestino ha le spalle robuste per farvi fronte, grazie anche al processo di trasformazione attuato negli ultimi anni per recuperare efficienza e rafforzarsi dal punto di vista patrimoniale.
È il messaggio che i vertici del gruppo assicurativo triestino hanno voluto trasmettere nel corso dell’assemblea societaria e che già era evidente nelle risposte inviate ai soci, che nelle scorse settimane erano stati invitati a porre i loro quesiti in forma scritta, con l’impegno a ottenere una risposta prima dell’assise. Dalla compagnia fanno sapere che «il gruppo è oggi molto solido dal punto di vista operativo, finanziario, patrimoniale e di governance, come anche dimostrato dai recenti risultati». Il riferimento è all’utile operativo, risultato in crescita del 6,9% rispetto al 2018, a quota 5,2 miliardi di euro, ma soprattutto all’indicatore di solidità patrimoniale Solvency II, che ha fatto segnare un livello di eccellenza, a quota 224%.
Alle domande su eventuali rapporti con Axa, la risposta è che «ormai da molti anni non esiste alcun accordo riassicurativo a livello di gruppo» con i francesi. E viene precisato che gli accordi riguardavano piuttosto una società (Xl Insurance) in un periodo precedente rispetto alla sua acquisizione da parte di Axa. Mentre al quesito sugli ex dirigenti del gruppo francesi oggi in organico a Generali viene risposto che la maggior parte delle posizioni che si liberano viene coperta all’interno, ma in alcuni casi si attinge anche dai concorrenti, compreso il gruppo transalpino (lo stesso group ceo Philippe Donnet ha trascorsi in Axa).
In merito a possibili aggregazioni su base internazionale, da Generali fanno sapere che il gruppo, come indicato nel Piano strategico al 2021, «valuta e seleziona le opportunità di fusione e acquisizione attraverso criteri rigorosi». Una posizione in linea con quanto più volte sottolineato da Donnet, secondo il quale dopo una serie di cessioni nei Paesi in cui il business non risultava particolarmente profittevole, oggi ci sono le risorse per eventuali acquisizioni.
Il timoniere del Leone negli ultimi tempi si è mostrato attento soprattutto alle opportunità nell’asset management, diventata ormai la terza gamba del gruppo accanto ai rami vita e danni del business assicurativo, rilevando alcune boutique specializzate in nicchie di mercato che possono apportare nuove competenze. Chiarimenti arrivano anche in merito ai criteri seguiti sul versante degli investimenti. In particolare il Leone fa sapere che prosegue il processo di uscita dal settore del carbone e più in generale da quelle attività che hanno un impatto particolarmente negativo sull’ambiente.
Tra gli azionisti c’è preoccupazione per la situazione che stiamo vivendo e viene chiesto alla compagnia se è stata fatta una valutazione dei danni fin qui subiti per l’emergenza Coronavirus. A questo proposito la risposta è che non c’è ancora un’analisi in merito, anche perché non lo consentirebbe la situazione in costante evoluzione, pur nella consapevolezza che l’impatto non sarà trascurabile. Il gruppo triestino si è impegnato con il lancio di un fondo da 100 milioni di euro che opererà su scala globale, con uno sguardo particolare al nostro Paese. Intanto sono state messe in campo le misure per garantire la sicurezza dei dipendenti e degli agenti del Leone.
E, complice la situazione di difficoltà nella quale si trovano oggi molte famiglie (clienti, ma anche del gruppo triestino) Donnet, i componenti del management committee e gli altri dirigenti con responsabilità strategiche si sono ridotti del 20% la remunerazione fissa a partire da aprile e sino a fine anno, per andare così a incrementare il. Fra i soci c’è chi chiede se la compagnia ha intenzione di trasferire la sede fiscale in Olanda e la risposta è un “no” secco. Stessa indicazione sull’esistenza o meno di poteri di controllo da parte di Mediobanca.
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