La colf dalle mani lunghe incastrata dalle telecamere
Immortalata - o meglio smascherata - dalle telecamere. Così Grazia Cimador, 53 anni, collaboratrice domestica dalle mani lunghe, dalla casa del proprio datore di lavoro, Gianluca Giuman, titolare di un’azienda di commercio del pesce, è finita direttamente al Coroneo.
Perché le immagini in effetti parlano da sole. È stata arrestata per furto e ieri è stata interrogata dal gip Laura Barresi che si è riservata di decidere sulla detenzione in carcere come ha chiesto nella sua richiesta di misura cautelare il pm Massimo De Bortoli. Nell’interrogatorio è stata assistita d’ufficio dall’avvocato Alessandro Giadrossi.
Il tranello per incastrarla è stato studiato a tavolino dai carabinieri. Infatti, per avere la prova del furto di denaro - in passato da quella casa in via Risorta 1, erano sparite banconote per l’ammontare di 4.400 euro - i carabinieri, d’intesa con il proprietario Gianluca Giuman, avevano installato - dopo l’ok del pm De Bortoli - una minitelecamera nascosta in camera da letto con l’obiettivo puntato proprio sul letto dove l’altro giorno erano stati lasciati apposta un paio di pantaloni nelle cui tasche c’erano quattro banconote da 50 euro l’una, i cui numeri di serie erano stati segnati.
Insomma un’occasione troppo ghiotta per la sospettata. Infatti la donna - questo si vede dalle immagini - non ha resistito. E ovviamente senza minimamente immaginare che la sua azione sarebbe stata filmata in diretta dai carabinieri ha preso i pantaloni di Giuman e, con la scusa di rimetterli a posto su un appendino, ha messo le mani nelle tasche prendendo le banconote. Che poi sono finite dritte dritte nella sua borsetta. Terminate le sue ore nell’appartamento di via Risorta, Grazia Cimador è uscita regolarmente per andare a casa sua. Ma dopo pochi metri è stata fermata dai carabinieri. Le hanno chiesto di aprire la borsetta e poi il portafoglio all’interno del quale c’erano proprio le quattro banconote da 50 euro ognuna, i cui numeri di serie erano stati precedentemente annotati.
La donna, da quanto appreso, in un primo momento ha sostenuto che i 200 euro trovati nel portafoglio erano soldi suoi. Ma poi ha inevitabilmente dovuto ammettere. Prima perché i carabinieri hanno «indovinato» in sua presenza uno ad uno i numeri di serie dei pezzi da 50 euro. Poi perché le hanno fatto assistere in anteprima al video del furto. È rimasta zitta, impietrita. Così l’hanno accompagnata in carcere dove appunto ieri è stata interrogata.
Il primo sospetto nei confronti della colf dalle mani lunghe porta la data dello scorso 17 aprile quando, dopo la sparizione di 4.400 euro, la donna interrogata come testimone più che negare aveva attribuito la sparizione del denaro ad atti di liberalità della madre di Giuman.
Ma dagli accertamenti degli investigatori era emerso che nel novembre del 2015 erano misteriosamente spariti da quella casa alcuni monili e in altre date svariate somme di denaro. Nessuno, in proposito, aveva mai minimamente pensato che potesse essere stata proprio la colf dalle mani lunghe.
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