La città sotterranea svela sette scheletri Una fossa comune accanto al Castello

Il ritrovamento degli operai durante i lavori: le ossa sono di persone adulte e all’apparenza senza abiti Lo storico Lodi: «Potrebbero risalire alla Grande Guerra». Un’altra ipotesi porta al secondo conflitto
Bumbaca Gorizia 21.05.2020 Rinvenimento scheletri nel cantiere ascensore del Castello © Foto Pierluigi Bumbaca
Bumbaca Gorizia 21.05.2020 Rinvenimento scheletri nel cantiere ascensore del Castello © Foto Pierluigi Bumbaca

Francesco Fain

È un’insidia subdola ma al tempo stesso affascinante per ogni opera pubblica che si effettua sul suolo cittadino. «In questa città, quando di scava, non si sa mai cosa si trova sotto», osservava saggiamente, qualche tempo fa, un tecnico del Comune che ne ha viste di cotte e di crude e potrebbe scrivere un libro sulla base della sua lunga esperienza.

E la storia si è ripetuta. Ancora una volta. «I segreti di Gorizia non finiscono mai». Questo il primo commento del sindaco Rodolfo Ziberna alla notizia che, durante la ripresa dei lavori per la realizzazione dell’impianto di risalita meccanica (l’ormai famoso “ascensore” al Castello), sono stati rinvenuti a ridosso delle mura sette scheletri di persone adulte, seppellite all’apparenza senza alcun abito addosso. Sulla loro datazione ci sono pochi dati certi allo stato dei fatti perché le indagini di carattere storico e archeologico sono appena iniziate e ci vorrà del tempo. L’unico dato certo è che i resti sembrano essere assai più recenti rispetto a quelli rinvenuti qualche tempo fa in un altro cantiere, vicino al Duomo di Gorizia in Corte Sant’Ilario, risalenti all’età del bronzo.

Appare più probabile – fa sapere il Comune – che possano risalire alla Prima o alla Seconda guerra mondiale. Ma anche queste ipotesi necessitano tutte di una verifica. C’è un altro elemento importante e che arricchisce di fascino il ritrovamento che la “Gorizia sotterranea” ha offerto: nelle vicinanze degli scheletri sono stati ritrovati i pezzi di una pipa in ceramica di fattura austriaca. Questo potrebbe far pensare, appunto, a eventi meno antichi rispetto a quelli che hanno caratterizzato, i rinvenimenti nella cosiddetta “Zona bassa” della città. A trovare i resti sono stati gli operai della ditta che sta effettuando i lavori, ovvero il consorzio “Compat sca” di Roma che hanno coinvolto subito l’archeologo incaricato dalla medesima impresa per i doverosi approfondimenti.

Immediatamente, oltre al sindaco Rodolfo Ziberna e all’assessore comunale ai Lavori pubblici Arianna Bellan, sono stati informati dello sviluppo la Procura della Repubblica, la Questura di Gorizia e le forze dell’ordine che, ognuno per la loro competenza, effettueranno le opportune indagini del caso.

Ziberna stesso ha effettuato un sopralluogo nell’area, insieme all’assessore Bellan, per avere una conferma visiva e diretta del ritrovamento. «Sto seguendo direttamente la vicenda – sottolinea – perché, anche se si tratta di scheletri non recenti, stiamo sempre parlando di persone decedute, di cui non si conoscono il nome e la storia ma verso le quali bisogna avere il massimo rispetto. È peraltro sempre più evidente che, come diciamo spesso, la nostra è una città da sempre al centro di piccoli e grandi eventi storici che hanno lasciato le loro tracce, a volte evidenti, a volte nascoste. Gorizia è davvero la città della storia dove segreti e misteri continuano a rincorrersi. Spero che riusciremo a chiarire questa vicenda e se non proprio a dare nome e cognome a queste persone almeno a chiarire gli aspetti della loro morte».

Lo storico Pierluigi Lodi, interpellato dal nostro giornale, nonostante gli scarsi elementi di valutazione a sua disposizione ipotizza che i resti potrebbero riferirsi tranquillamente alla Grande Guerra. «Ne parlò qualche anno fa il professore Cesare Pozzo, uno degli iniziatori della speleologia a Gorizia. Raccontava che nei sopralluoghi prima del terremoto, soprattutto nelle gallerie, aveva visto parecchi resti umani, talvolta anche con armi. Ovviamente, tutto sta a vedere il punto esatto del ritrovamento mentre fondamentale e decisivo sarà il lavoro dell’anatomo-patologo».

Nel marzo scorso, il prosieguo delle indagini archeologiche nell’ambito dei lavori di riqualificazione di Corte Sant’Ilario da parte del Comune di Gorizia aveva restituito nuovi dati per la comprensione dell’edificio a pianta ottagonale e della zona cimiteriale posta a sud del Duomo, aprendo tuttavia ulteriori questioni storiche e rivelando inoltre, inaspettatamente, una inedita e del tutto inaspettata testimonianza di presenze di epoca protostorica per Gorizia, precedentemente attestate solo in via sporadica e occasionale. In quel caso, l’intervento archeologico era stato eseguito sotto la direzione scientifica della Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio del Friuli Venezia Giulia (Paola Ventura) da parte di Arxe snc. I dati più innovativi emersi dagli ultimi scavi riguardarono la datazione del deposito archeologico su cui si trovano il cimitero e le strutture ad esso legate o di poco successive. Nel corpo di questo strato argilloso/sabbioso, determinato probabilmente dall’accumulo di fango e di detriti provenienti dalle pendici del colle del castello, fu individuata una concentrazione di pezzi di arenaria scottata frammisti a frammenti ceramici riferibili ad almeno mezza dozzina di vasi, nessuno dei quali conservato integralmente.

Questi rinvenimenti furono di particolare importanza perché i reperti sono databili al momento di passaggio tra l’età del Bronzo Medio e quella del Bronzo Recente, attorno al 1400 e 1300 avanti Cristo, e rappresentano quindi la prima attestazione localizzata di presenze così antiche a Gorizia. –

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