La città nella governance del Porto ma l’Autorità di sistema è lontana
Monfalcone incassa il sostegno ufficiale della Commissione nazionale delle città portuali dell’Anci nei confronti del ministro dei Trasporti Graziano Del Rio per essere inserita a pieno titolo con...

Bonaventura Monfalcone-30.05.2016 Terminal auto-Porto-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura
Monfalcone incassa il sostegno ufficiale della Commissione nazionale delle città portuali dell’Anci nei confronti del ministro dei Trasporti Graziano Del Rio per essere inserita a pieno titolo con diritto di voto nella governance della nuova Autorità di sistema accanto a Trieste. È un buon risultato sul quale (anche con l’appoggio della Regione) il sindaco Anna Cisint stava lavorando da tempo e che ora si concretizza con un emendamento ad hoc per Portorosega che verrà inserito nelle modifiche del decreto in fase di adozione per l’applicazione della riforma dei porti.
Ma in realtà è una vittoria a metà quella del sindaco visto che, non per colpa del Comune e nemmeno della Regione (anzi entrambi stanno facendo pressione da tempo) la riforma sulle Autorità di sistema non vede ancora la luce a Monfalcone e da quanto si è capito lo scalo resterà ancora da solo per lungo tempo (quasi certamente tutto il 2018 a meno di miracoli) e non lavorerà con Trieste. Colpa del blocco, sembra sia ormai acclarato, della Ragioneria dello Stato in quanto la legge di riforma avrebbe dovuto essere approvata a “costo zero” per lo Stato. Il problema è che Monfalcone, a differenza di altri porti di rilevanza nazionale (come Augusta) non è mai stato sede di Autorità portuale come invece doveva succedere. E attualmente le tasse portuali per le concessioni vengono versate all’Autorità Marittima (la Capitaneria) che a Monfalcone rappresenta lo Stato. Che riceve così direttamente i soldi delle tasse. Nel caso dell’Autorità di sistema verrebbero versati a quest’ultima e non più allo Stato. Ecco dunque lo stop e un pasticcio che solo in Italia poteva accadere e che non sarà facile risolvere.
In ogni caso il sindaco Cisint che ieri ha partecipato a Roma ai lavori della Commissione è riuscita a ottenere l’appoggio per la rimozione di quello che viene considerato un “vulnus” legislativo.
«Al ministro – ha spiegato Cisint – verranno proposti due emendamenti che consentono di dare una soluzione al problema, quello relativo all’equiparazione dei Comuni sede di aziende speciali e quello che include nella stessa governance i porti di carattere nazionale. Su questa partita c’è anche un impegno concreto dell’assessore regionale Santoro sul fronte delle Regioni: è da augurarsi che il governo, che sinora ha avuto un atteggiamento dilatatorio e evasivo accolga ora la proposta». Ma come è emerso alla riunione della stessa commissione Anci la strada appare in salita. Perché non c’è solo Monfalcone sulla graticola come città esclusa, secondo il inistro Del Rio anche tutti gli altri componenti “politici” (sindaci, presidenti di Regione) che erano già inseriti nelle varie governance portuali dovrebbero fare un passo indietro a favore dei tecnici. E su questo aspetto del decreto le città portuali hanno espresso critiche e preoccupazioni per la parte che rivede i criteri di nomina. «Si tratta di un intervento che, se fosse approvato nella forma attuale, avrebbe effetti dirompenti perché verrebbe a spezzare qualsiasi forma di rappresentatività diretta dei territori. Inaccettabile» ribatte Cisint. Lo stesso sindaco poi si è confrontata con altri colleghi sul fronte dello sviluppo portuale e sulla necessità di accelerare piani regolatori e infrastrutture strategiche come l’escavo del canale di accesso».
(g.g.)
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