La città metropolitana spacca il fronte dei dem

Il Pd provinciale riapre la pratica della specialità di Trieste. E lo fa senza preavviso e in modo un po’ confuso approvando all’unanimità in direzione provinciale un documento che impegna il partito «ad intraprendere un dibattito interno volto ad assumere una posizione unitaria e condivisa sulla tematica della riforma delle autonomie locali e sulle città metropolitane». Di mezzo ci sono l’ennesimo emendamento-blitz del senatore Francesco Russo, che vuole riportare in auge la città metropolitana (bocciato senza appello dalla governatrice Debora Serracchiani), e l’intervento sul Piccolo del costituzionalista Sergio Bartole che chiede alla Regione una legge speciale per Trieste. Il Pd triestino, con l’intenzione di «sgombrare il campo da luoghi comuni, antiche rivendicazioni e malsani istinti riflessi del passato», apre una vertenza con il Pd regionale sul tabù della città metropolitana previsto dalla legge Iacop del 2006 e seppellito dalla legge Panontin (262014).
«Tale percorso dovrà necessariamente essere coordinato con il partito regionale per contribuire a definire un percorso condiviso anche a tale livello» si legge nel documento della direzione provinciale. Nessuna scelta a priori, ma la volontà di «iniziare senza indugio ad affrontare l’argomento». «Lo status "metropolitano" non è infatti una sorta di medaglia nominalista da appuntarsi sul petto per provare a nascondere decennali immobilismi - si legge nel documento -. Al netto dello strumento giuridico da utilizzare, è innegabile l'urgenza di dare una cornice più coerente e innovativa alle potenzialità distintive dei nostri territori. Possono essere diversi i modi di definire o organizzare tale cornice: città metropolitana, area metropolitana diffusa, città porto, porto regione, comune "europeo" (Gect) , area ad alta intensità di cooperazione transfrontaliera, e si potrebbero trovare ancora altre cornici». Di tutto e di più, insomma.
Il segretario provinciale Nerio Nesladek, che è anche sindaco di Muggia, vuole allontanare ogni ipotesi di contrapposizione regionale: «All’ordine del giorno della direzione provinciale non c'era specificatamente il discorso sulla città metropolitana, bensì un ragionamento doveroso sulla situazione degli enti locali alla luce della legge regionale 26 che introduce cambiamenti molto importanti. È stato poi anche toccato il tema della città metropolitana in funzione dell'emendamento Russo». E quindi? «Il partito ha dato mandato di iniziare un confronto il più ampio ed approfondito possibile sull'argomento. Ricordiamo che i tempi di approvazione dell'emendamento saranno lunghi e, alla fine non ci sarà un obbligo, ma un'opportunità che poi la regione stessa deciderà se concretizzare o meno. Del resto la stessa presidente, stando a quanto riportato dai giornali, affida alle comunità locali la decisione finale». Tutto in linea, insomma. Antonella Grim, segretaria regionale del Pd ma pure assessore comunale a Trieste, non si pronuncia a favore della città metropolitana, ma appoggia «il percorso di approfondimento» del Pd triestino. «Non ci sono contrapposizioni - assicura Grim -. C’è una riflessione in atto. Lo stesso costituzionalista Bartole si chiede se l’istituto della città metropolitana sia quello più giusto ed efficace per la città di Trieste». Ma il Pd regionale è favorevole alla città metropolitana? «L’articolo uno della legge Iacop del 2006 che prevede l’istituzione della città metropolitana non è stato abrogato dalla legge Panontin che è stata approvata questo autunno con l’ok politico del partito regionale» spiega Grim che è «favorevole a un percorso politico che vada ad approfondire la modalità migliore di evidenziare la specificità del territorio triestino». Il sindaco di Trieste, Roberto Cosolini, da sempre favorevole alla città metropolitana, si adegua al supplemento di riflessione indotto soprattutto dall’analisi di Bartole. «Noi ci siamo impegnati a dare attuazione alla riforma degli enti locali a partire dalle unioni intercomunali. È chiaro che il modello delle unioni, come ho sempre sostenuto, si sposa meglio con il resto della regione piuttosto che con la realtà triestina. Da questo punto di vista di ci sono delle proposte da approfondire come la città metropolitana, l’area metropolitana o il regime speciale indicato da Bartole. E quindi utile pensarsi su e stabilire qual è la forma più idonea per l’area triestina». I dubbi sono più delle certezze. E degli emendamenti di Russo.
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