La città metropolitana riapre la “guerra” dei campanili

Approdano in Consiglio regionale due mozioni contrarie all’ipotesi prevista dall’emendamento Russo. Nemmeno un triestino tra i firmatari. Gli eletti giuliani del Pd: «Avvisati dai colleghi solo a cose fatte»
Di Diego D’amelio

TRIESTE. Città metropolitana, tempo di mozioni e primi distinguo da parte dei consiglieri triestini, finora apparentemente allineati ai rispettivi partiti. La comparsa di due mozioni sul tema ha tuttavia mosso le acque. La prima è quella di centrodestra e M5S: tra i firmatari, nemmeno un giuliano. Il testo rivendica il “policentrismo” del Fvg ed evidenzia come nel gennaio 2014 il Consiglio regionale abbia escluso la Città metropolitana dalla riforma degli enti locali. L'ormai famoso emendamento Russo al ddl costituzionale sulla pubblica amministrazione sarebbe allora «difforme dalla volontà unanimemente espressa», un vulnus nei rapporti Stato-Regione, davanti al quale Debora Serracchiani e Franco Iacop dovrebbero chiedere il rinvio del ddl al parere della Regione e ribadire la tutela dell'autonomia. Più asciutta la mozione dei capigruppo del centrosinistra e di Vincenzo Martines, che chiedono la riaffermazione della centralità della Regione sulle modifiche statutarie. Nei corridoi, i triestini dicono però di essere stati informati delle mozioni solo dopo la consegna. E dopo la caduta dalle nuvole, quasi tutti cominciano a prendere distanza dai colleghi friulani. È il ritorno dei campanili?

Franco Codega (Pd) è stato «avvisato a cose fatte: avrei preferito discuterne prima. La scelta di Russo crea un problema di metodo perché va contro una decisione del Consiglio e scavalca il partito. Dobbiamo però affrontare il vero nodo, perché diverse cose sono cambiate dal 2014: verifichiamo senza pregiudizi se è opportuno servirsi della Città metropolitana per amministrare e attrarre finanziamenti». Gli fa eco un altro democratico, Franco Rotelli: «Prima dobbiamo sapere se si tratta di un'ipotesi praticabile, quali sono costi e benefici: altrimenti litighiamo sul nulla». Il capogruppo dem, Diego Moretti, assicura di non essere riuscito a informare i sodali «solo per motivi pratici. Discutiamo intanto del metodo, al merito penseremo».

Emiliano Edera (Cittadini) però accelera: «Voterò la mozione, ma parlare solo di metodo è sbagliato, così come eliminare a priori la possibilità. Costruire una Città metropolitana è possibile e non comprendo chi dice che essa rafforzi la contrapposizione con Udine: bisogna capire come verrebbe realizzata e organizzeremo un convegno a proposito il mese prossimo. Nel 2014 siamo stati gli unici ad astenerci e quindi è errato parlare di unanimità». Favorevole anche Stefano Ukmar (Pd): «La riqualificazione del Porto Vecchio aprirà opportunità d'investimento e se ne accorgerà anche qualche imprenditore friulano illuminato. La Città metropolitana è uno strumento amministrativo snello, che può aiutare il dialogo con Roma e Bruxelles. Da sloveno, dico poi che potrebbe garantire alla minoranza autonomia maggiore rispetto alla Uti».

Giulio Lauri (Sel) è più scettico: «Può essere un paracadute, contro ipotesi di macroregione che oggi piacciono anche nel centrosinistra nazionale. Finché dura la specialità, io sto col policentrismo, ma se dovesse nascere una regione del Nordest sbilanciata sul Veneto, la Città metropolitana si rivelerebbe utile».

Mani tese anche dall'opposizione (triestina). Roberto Dipiazza, di Autonomia responsabile, è netto: «Ho lavorato dieci anni per creare la Città metropolitana, ma all'epoca la legge imponeva condizioni impossibili. Sono ancora favorevole: se ce la fa la sinistra, andrà benone». Bruno Marini (Fi) condivide «il senso della mozione, sebbene non sia stato consultato. Alcuni firmatari sono però attestati da sempre su una chiusura totale verso Trieste. Basta slogan: definiamo obiettivi e linee concrete della Città metropolitana. Non escludo di riaprire il ragionamento, ma sia Russo a spiegarci cosa può diventare». Simile il ragionamento di Andrea Ussai (M5s): «Siamo alla pura propaganda: lo strumento si poteva già creare negli anni passati, ma né Russo né Cosolini lo hanno proposto. Si svegliano in campagna elettorale. Ci possono essere vantaggi e vanno discussi. Abbiamo perciò chiesto l'audizione di docenti dell'Università di Trieste, che hanno studiato il tema».

Fuori dal coro, Igor Gabrovec (Ssk), per cui «nessuno fra i piccoli Comuni triestini vuole la Città metropolitana, una formula che li fagociterebbe e non darebbe garanzie alla minoranza. Si scardinerebbe inoltre il sistema Uti, di per sé un compromesso non eccezionale fra Trieste e Carso».

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