«La città abbassi i toni sulla Ferriera»

L’appello delle Rsu. Il Pd attacca Dipiazza: «Smetta di fomentare tensioni». Razeto: «Con Arvedi impegni rispettati»
Il sindaco di Trieste Roberto Dipiazza, in una immagine del 20 giugno 2016..ANSA/PIERLUIGI FRANCO
Il sindaco di Trieste Roberto Dipiazza, in una immagine del 20 giugno 2016..ANSA/PIERLUIGI FRANCO

Un invito ad abbassare i toni per evitare che sulla questione Ferriera il clima, giù fin troppo teso, diventi letteralmente incandescente. L’hanno rivolto ieri i rappresentanti di Fim Cisl e Fiom Cgil nel corso di un incontro con i vertici del Pd. Incontro voluto per ribadire ancora una volta la necessità di mettere lo stabilimento siderurgico- e i circa 700 operai che lì lavorano - al riparo da attacchi e tentativi di strumentalizzazione. Gli stessi da cui ha preso le distanze anche il numero uno di Confindustria, Sergio Razeto, tornato a ricordare «gli impegni assunti e rispettati dal Gruppo Arvedi per il ripristino manutentivo degli impianti e l'adeguamento dei presidi ambientali, con l'obiettivo di una drastica riduzione delle emissioni, dimostrando serietà in relazione alla tutela della salute dei lavoratori e dei cittadini».

«C’è bisogno di abbassare i toni attorno alla Ferriera - ha sottolineato durante il confronto con i vertici Pd Umberto Salvaneschi della Fim Cisl - , altrimenti si rischia di andare oltre la dialettica, e in quel caso la situazione diventerebbe di difficile gestione». Thomas Trost della Rsu Fiom invece, ha invece ribadito la necessità di portare le questiono sollevate da Arvedi direttamente in sede ministeriale, visto che «solo con un piano industriale ben definito si può discutere con le istituzioni la prosecuzione dell’attività della Ferriera».

Netta la presa di posizione dei dem. «Si è creato un clima molto pesante, che ha nel sindaco il principale responsabile. Dipiazza deve uscire dalla campagna elettorale e iniziare a fare il sindaco di tutti, anche dei 700 lavoratori che vivono grazie allo stabilimento servolano - ha affermato la segretaria regionale Antonella Grim, presente all’incontro insieme a Roberto Treu e Marco Cernich, del Pd triestino -. Il suo compito è essere un interlocutore serio per l’azienda, evitando di rilasciare dichiarazioni gravi e irresponsabili, come quando racconta che, se la Ferriera dovesse chiudere, assumerebbe lui centinaia di lavoratori in Comune o in qualche negozio monomarca. Affermazioni che denotano una leggerezza e una mancanza di serietà incredibili».

È appunto quello occupazionale il grande timore che aleggia in questi giorni, specie dopo le ultime uscite del cavalier Arvedi. «Trieste - hanno proseguito Grim e Treu - non potrebbe permettersi una crisi occupazione di tale portata, quando già ci sono fin troppe persone alla ricerca di un lavoro. Dipiazza sta creando un clima di tensione molto alto, che sta lacerando la città. Per questo facciamo nostro l’appello dei sindacati a tentare di parlare di Ferriera in modo serio, per evitare di arrivare a uno scontro sociale molto pericoloso. In questa città - hanno concluso - c’è chi fomenta il clima di tensione, e ciò è grave».

Sul futuro di Servola, come detto, ha paralto anche il presidente di Confindustria Friuli Venezia Giulia, che giovedì è stato infatti sentito dalla Commissione Industria del Senato. «Il Gruppo Arvedi - ha affermato Razeto in quella sede - sta rispettando il programma di risanamento ambientale previsto dalla nuova Aia, sia in termini di parametri che di tempi da rispettare». Nel 2015 e nel 2016 ci sono stati fenomeni di malfunzionamento, ricorda l’associazione di categoria, ma si inseriscono in un percorso di interventi che, a detta degli enti di controllo, sta producendo miglioramenti visibili. «Lo stesso cavalier Arvedi ha ribadito l'attenzione della proprietà alla sostenibilità ambientale, e probabilmente questo è il primo sforzo condiviso per raggiungere la tutela dell'ambiente e della salute dei cittadini e per proseguire e ampliare attività industriale e occupazione». Di fronte a questo quadro, il percorso di ammodernamento va ulteriormente monitorato. «Bisogna quindi attendere il termine degli interventi - concludono gli industriali - per avere il nuovo quadro complessivo e dati oggettivi sulla riduzione degli inquinanti che è stata prospettata».

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