La Cisl taglia la Casta, rivolta bipartisan

Dai rimborsi alle spese dei gruppi, il sindacato avanza tredici proposte per risparmiare 17 milioni. Dal Pd al Pdl, coro di “no”
Di Marco Ballico
Lasorte Trieste - Consiglio Regionale - Discorso Illy senza consiglieri opposizione
Lasorte Trieste - Consiglio Regionale - Discorso Illy senza consiglieri opposizione

UDINE

Si prendesse mano davvero alla mannaia, i politici potrebbero costare meno, molto meno. Secondo le stime diffuse ieri a un convegno della Cisl di Udine, poco meno di 17 milioni nel biennio 2012-2013, 10,7 milioni a regime dal 2014, 53,6 milioni nel quadriennio 2013-2017. Cifre imponenti tenendo conto che il bilancio del Consiglio regionale viaggia negli ultimi anni tra i 20 e i 25 milioni. Una provocazione che gli eletti, trasversalmente, non accettano: «I nostri costi incidono solo per lo 0,24% sul bilancio regionale».

Una mattinata anche con qualche veleno. Numeri e slide fotografano stipendi e benefit della Casta. Ma Fulvio Mattioni, cui l’organizzazione sindacale ha commissionato un dettagliato studio sui costi della politica in Friuli Venezia Giulia, lancia una provocazione che non viene digerita. Sono 13 le proposte che porterebbero appunto a risparmiare 4,8 milioni nel 2012, altri 12 milioni nel 2013 e quindi, anno dopo anno, altri 10,7 milioni. Si parte dai trasferimenti ai gruppi, che si potrebbero ridurre secondo l’economista da 2,9 a 1,1 milioni, quindi meno personale (da 43 a 25 quello dipendente dei gruppi, da 128 a 86 quello del Consiglio, un risparmio sul biennio di circa 3,6 milioni), meno assessori esterni (da 7 a 2), meno consiglieri regionali (da 59 a 40, a metà strada tra la riduzione approvata in piazza Oberdan e le previsioni del decreto Tremonti, un’ipotesi da 3,3 milioni in meno a regime), razionalizzazione delle sedi, abolizione di un vicepresidente del Consiglio e di due segretari, riduzione delle spese di comunicazione e stampa, calcolo dei rimborsi spese per vitto e automezzo calcolati non sugli attuali 21 giorni ma, fatti i conti delle presenze reali a Trieste, su 10 giorni. La scommessa, sottolinea in particolare Mattioni, «è che i consiglieri uscenti rinuncino all’indennità di fine mandato. Non solo perché soddisfatti dei rimborsi forfettari goduti per tanti anni, ma soprattutto perché vogliosi di dare un esempio».

Scommessa che, a quanto pare, l’aula non intende fare. Daniele Galasso, capogruppo del Pdl, difende quei 53mila euro lordi per il reinserimento lavoro che i consiglieri ottengono «dopo aver versato il 5% su ogni stipendio mensile». È solo il primo botta e risposta di un confronto molto acceso con Paolo Menis (Pd) che si rivolge a Giovanni Fania e si dice «deluso di un dibattito che, anziché dei costi della politica, parla dei costi dei politici» e il segretario regionale della Cisl che ribatte: «Siamo noi delusi nel vedere la Casta, su questi argomenti, sempre sulla difensiva. La politica non si rende conto di non poter continuare a difendere indennità elevate, rimborsi e privilegi in una fase in cui ai cittadini vengono chiesti pesanti sacrifici. Occorre trovare un nuovo senso di sobrietà». «La politica torni a essere credibile, a dare il buon esempio – aggiunge il segretario della Cisl Udinese e Bassa friulana Roberto Muradore –: nessuno dice che la politica non deve avere un costo, ma questo va proporzionato alla situazione di un Paese nelle cui fabbriche si stanno firmando addirittura contratti di solidarietà». Due piani, quelli del sindacato e degli eletti, che non si incrociano. In Friuli Venezia Giulia c’è un consigliere ogni 20.912 abitanti mentre in Lombardia ce n’è uno ogni 122.696? I consiglieri invitati al convegno fanno fronte compatto contro ulteriori tagli, giudicando già decisivi al miglioramento dei costi della macchina quelli effettuati. Ridurre ulteriormente l’assemblea legislativa porrebbe inoltre «seri problemi di funzionalità in una Regione a statuto speciale», sottolinea Galasso mentre Menis e Alessandro Tesolat (Udc) ricordano tra l’altro che fare il consigliere «non significa andare solo a Trieste ma rappresentare un territorio». Interviene anche Renzo Travanut che ammette di essere un privilegiato con vitalizio da 4.170 euro netti al mesi, ma aggiunge: «Ho vissuto per la politica e continuo a farla gratis, non mi faccio processare». Infine, Pietro Arduini: «I costi sono aumentati a dismisura con la giunta Illy».

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