La Cisl accusa Tondo «Regione immobile e incapace di scelte»
MONFALCONE. Immobilismo, burocrazia, freno alle imprese, scarsa attrattività, miopia del territorio. Ma soprattutto mancanza di coraggio sulle scelte da fare e troppe promesse disattese. È una certezza il fatto che la politica abbia deluso e si sia rivelata inadeguata, il problema è che in una situazione di crisi gravissima i rischi per una regione come il Friuli Venezia Giulia potrebbero diventare letali. I numeri lo confermano, come è emerso ieri all’evento organizzato a Monfalcone dalla Cisl regionale, per parlare di sviluppo e presentare la fusione dei due territori, Trieste e Gorizia, che razionalizzano la struttura diventando sede unica. E i dati dell’indagine di Bnp Paribas che parlano di una regione con l’export in calo del 7%, hanno subito dato il “là” alla mattinata. Ma soprattutto le domande del direttore del “Piccolo”, Paolo Possamai che, nella tavola rotonda, non ha dato tregua agli ospiti. Ma ad affondare subito il coltello ci ha pensato il segretario regionale della Cisl, Giovanni Fania che ha detto che «Questa che si chiude in Fvg sarà la legislatura delle incompiute». Mancate riforme, leggi respinte, progetti portuali abortiti e infrastrutture che rischiano di non venir completate come la terza corsia dell’A4.
Una critica rivolta ieri a una sedia vuota, quella del governatore Renzo Tondo, atteso al convegno e che non è venuto per un impedimento personale. E su Tondo, oltre alle domande, si sono riversate altre critiche «mancate scelte» che rischiano di far pagare un conto altissimo al Fvg. Il bilancio della Regione di 4 miliardi con una spesa per la sanità a quota 2,5 è una cartina al tornasole. Non ci sono più risorse per aiutare la crescita.
«Serve un patto forte tra imprese, politica e sindacato per lo sviluppo - ha detto il segretario della Cisl di Gorizia Umberto Brusciano - che impegni tutti a fare innovazioni organizzative e nuove relazioni industriali con una produttività più spinta a vantaggio di competitività e attrattività». Una proposta lanciata al tavolo dove erano seduti oltre a Fania, il segretario nazionale della Fim, il triestino Alberto Monticco, il sindaco di Monfalcone Silvia Altran, quello di Trieste, Roberto Cosolini e il responsabile delle relazioni istituzionali di Fincantieri, Marcello Sorrentino.
«Negli anni in cui c’era il “grasso” in Fvg abbiamo tamponato le situazioni - ha spiegato Fania - ora con la crisi si tocca la carne viva. Il modello regionale non c’è più e nemmeno gli investimenti che faceva la giunta Illy». Una critica netta al governo Tondo, Fania ha detto di aver paura «che la classe politica regionale non sia attrezzata a una condizione di ristrettezze». Ecco la necessità di un tavolo. Lo hanno ribadito pure la Altran e Cosolini. E sul tavolo con un “convitato di pietra” come il governatore Tondo, sono comparse, triste menù, tutte le mancate svolte che avrebbero dovuto portare sviluppo. Dal progetto del Superporto alla legge regionale sulla portualità (primo esempio di federalismo portuale), che in un micro territorio come il Fvg non riescono a disegnare un’unica piattaforma del Nord Adriatico. Dalla paralisi del Portovecchio di Trieste a quella dell’escavo, che rischia di declassare Monfalcone a darsena. «Manca una visione» ha esclamato Cosolini. Ora i rischi sono più gravi per la carenza delle infrastrutture, ferroviarie e autostradali. Per i doppioni degli enti, delle Camere di commercio, delle fiere e della burocrazia. Macigni che pesano anche su realtà come Fincantieri che genera un terzo del suo volume d’affari a Monfalcone. «Fincantieri ha bisogno di sostegno alla sua capacità di innovare e diversificare il prodotto in una logica di internazionalizzazione - ha detto Sorrentino -bene tavolo e patto per lo sviluppo, ma ci vuole qualcosa di più: la concertazione va trasformata in atto concreto».
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