La ciminiera da abbattere serviva al vecchio jutificio
C’è un pezzo della storia commerciale di Trieste all’interno della ciminiera messa in sicurezza in vista della demolizione, nell’area che ospita il Comando provinciale dei vigili del fuoco. Un’operazione che sta mandando in tilt il traffico a causa della chiusura di un tratto della Grande viabilità. La storia in questione passa attraverso la fabbrica annessa, che un tempo ospitava l’antico jutificio triestino di cui la ciminiera era parte integrante con la funzione di eliminare gli scarti di lavorazione.
La costruzione, sobria nelle linee architettoniche ma imponente nei suoi impianti, data al 1901. La fabbrica fu voluta da quattro soci che rappresentavano le maggiori personalità del mondo commerciale locale e che all’inizio fondarono un consorzio che poi si trasformò in società per azioni. Un’idea nata per risollevare all’epoca le sorti economiche della città sfruttando un settore, quello della lavorazione della juta, che costituiva una autentica innovazione per Trieste. L’attività produttiva ebbe da subito un notevole successo e fu particolarmente apprezzata all’estero, in modo particolare in Inghilterra. Oltre 25 mila i quintali di prodotto finito che ogni anno uscivano dallo jutificio triestino, dove all’inizio erano circa 600 gli operai impiegati, mentre i fusi per la filatura superavano quota tremila e i telai per la tessitura erano oltre 200. La forza motrice derivava da una macchina di precisione che serviva anche all’illuminazione elettrica dello stabilimento. Successivamente la fabbrica fu rilevata dal capitano d’industria e imprenditore torinese Guido Segre, che la aggiunse alla sua poderosa collezione di aziende.
La ciminiera, alta cinquanta metri - dei quali 15 si sviluppano all’interno della fabbrica - e con un diametro di tre metri, da tempo si presentava pericolante a causa di svariate fessurazioni della muratura, che nel recente passato avevano provocato il distaccamento di alcuni frammenti di mattoni rossi finiti sulla strada.
L’operazione di messa in sicurezza e di demolizione prevede una spesa di 80mila euro e si presenta particolarmente complicata a causa della vicinanza della ciminiera con la superstrada che, nel punto più critico, dista dal manufatto da abbattere meno di due metri. Proprio per questo l’operazione va fatta con la massima attenzione, procedendo dall’esterno verso l’interno con i mattoni che vanno a cadere nel camino. Vengono utilizzati semplici martelli demolitori senza l’ausilio di macchinari più potenti che potrebbero mettere a rischio sia l’incolumità degli operai che quella di chi si trova a transitare nell’area adiacente. Il tempo previsto per la conclusione dei lavori è stato valutato in due settimane, ma potrebbe dilatarsi in caso di condizioni meteo avverse. In particolare, è la bora che potrebbe fermare gli operai. In condizioni ottimali invece la stima è quella di poter demolire nell’arco di una intera giornata lavorativa circa tre metri di ciminiera, il che porterebbe al rispetto dei tempi previsti, con la conclusione dell’operazione che avverrebbe tra una decina di giorni.
Pierpaolo Pitich
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