La Chiesa reclama i laghi del Tricorno in Slovenia

In Slovenia continua la battaglia sulla denazionalizzazione dopo che lo Stato ha detto no alla richiesta dell’Arcivescovado

LUBIANA. Continua in Slovenia la “guerra” tra Chiesa cattolica e lo Stato per la restituzione dei beni dovuta alla denazionalizzazione dopo l’indipendenza dell’ex repubblica jugoslava nel 1991. Dopo la battaglia legale in base alla quale l’arcivescovado di Lubiana chiede un risarcimento plurimilionario per la mancata utilizzazione dei boschi di Pokljuka e Moravje, ora lo scontro si sta consumando su uno dei luoghi più caratteristici della Slovenia, ossia il Parco nazionale del Tricorno. Ricordiamo che nel Paese corre il detto che uno è un vero sloveno solo se è stato almeno una volta in cima al Tricorno, montagna che compare anche sulla bandiera nazionale.

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Tronchi tagliati nel bosco di Pokijika


Ebbene il 31 dicembre scorso è scaduto il termine dell’offerta della Chiesa slovena che chiede la restituzione della valle del Tricorno compresi i suoi laghi, ma in ballo è tornata anche la cascata di Savica nei pressi dei lago di Bled. Ma procediamo con ordine. La diatriba legale sta andando avanti dal 1992 quando l’Arcivescovado di Lubiana ha chiesto per vie legali la restituzione di 3.200 ettari di territorio appartenenti proprio all’area del Tricorno compresi i suoi laghi alpini. Alla Chiesa interessano in particolare otto parcelle. Complessivamente sarebbero in gioco, come scrive il Dnevnik di Lubiana, 1.150 ettari di bosco, circa 1.870 ettari di terreno improduttivo, 170 ettari di terreno agricolo e 6,5 ettari di laghi.

Nell’offerta datata ottobre 2015 la Chiesa ha chiesto nuovamente la restituzione di tutto il territorio della conca dei laghi del Tricorno, offrendo di rinunciare ai risarcimenti in cambio di un affitto simbolico della durata di 45 anni di 20mila euro all’anno. Somma questa che lo Stato non avrebbe versato nelle casse dell’Arcivescovado, ma avrebbe dovuto bensì utilizzare per la cura dei luoghi, la manutenzione dei sentieri, il rinnovo della segnaletica alpina e così via.

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Una veduta dall'alto del lago di Bohinj in Slovenia


Lo scorso anno la Chiesa ha ancora una volta ripetuto la sua offerta di concordato per risolvere la questione legata alla denazionalizzazione, proposta di concordato che è scaduta per l’appunto il 31 dicembre scorso. «Il Fondo per i terreni agricoli e forestali come rappresentante dello Stato e l’avvocatura di Stato - dichiarano fonti dell’Arcivescovado di Lubiana al Dnevnik - hanno rifiutato la nostra proposta di concordato», mentre all’avvocatura di Stato dicono di non poter entrare nel merito della vicenda. Il contenzioso rimane aperto, e dura dal 1999, il fascicolo relativo conta più di duemila pagine per cui è molto complesso entrare nei suoi contenuti e spiegano come nella vicenda siano parti interessate sia il Fondo per i terreni agricoli e forestali, sia il ministero dell’Ambiente (visto l’esistenza nell’area contesa del Parco nazionale del Tricorno ndr.).

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Lo Stato ritiene che la conca dei laghi del Tricorno non possa essere restituita alla Chiesa in quanto esclusa dall’essere oggetto di transazione in base al diritto, in quanto sulla stessa insiste il Parco nazionale del Tricorno, in parte sono occupati da laghi e sono zone ambientalmente protette. La Chiesa nega tale posizione e sostiene che la mancata restituzione è solamente un affare politico e rilancia chiedendo altresì la restituzione dei terreni che giacciono attorno al lago di Bohinj e la località della cascata di Savica vicino al lago di Bled.

Il Comune di Radovljica competente per territorio replica che tutti gli accertamenti ed approfondimenti del caso sono ancora in corso e quindi l’amministrazione pubblica non è ancora in grado di fornire una posizione definita in materia a norma di legge. Insomma la battaglia continua a suon di pandette e il rischio, per lo Stato, di dover versare un altro risarcimento plurimilionario alla Chiesa slovena.

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