La Cgil tuona contro la chiusura di Cardiologia a Gorizia

Chiesto al sindaco Ziberna e ai consiglieri regionali locali di fermare questa decisione. «Di questo passo i nostri ospedali spariranno»

Francesco Fain
L'ospedale di Gorizia. Foto Bumbaca
L'ospedale di Gorizia. Foto Bumbaca

«Quale alternativa avranno i pazienti che necessitano di un trattamento di emergenza in ambito cardiovascolare nell’area isontina? Quale futuro si prevede per questo territorio dopo questo ulteriore taglio?».

A chiederselo è Alessandro Crizman, segretario generale della Fp–Cgil di Gorizia. Che contesta la decisione della Regione di sopprimere Cardiologia all’ospedale San Giovanni di Dio. «Già in precedenza, il nostro sindacato - attacca - era intervenuto per denunciare la chiusura dell’unità di terapia intensiva coronarica (Utic) di Gorizia per la sua trasformazione in reparto Covid perché si trattava di un importante servizio erogato a questo territorio che “proteggeva” quasi 140. 000 persone. Si tratta, come allora, di un servizio di eccellenza che gestisce le patologie cardiologiche acute con potenziale rischio vitale, con un monitoraggio delle funzioni vitali 24 ore su 24, e che, fino ad oggi, ha ospitato (salvo appunto un breve intervallo per il Covid) tanti pazienti provenienti dai Pronto soccorso di Gorizia e Monfalcone. Anche questa eccellenza del nostro territorio verrà ora soppressa? A forza di piccoli tagli questi nostri ospedali spariranno».

Continua Crizman: «Qui ci sono dei reparti importanti, che sicuramente sono essenziali per chi ne deve usufruire se non lo sono per la politica di questo territorio, che tante perdite ha già permesso. E che dire del personale, delle professionalità che già oggi fuggono dai nostri ospedali, che saranno ancor più motivate a andarsene per l’incertezza che le nostre strutture, pur se importanti e professionalmente qualificate, possano “resistere” nell’Isontino».

 

La Cgil chiede al sindaco Ziberna e a tutti gli altri sindaci e consiglieri regionali del territorio «di intervenire a tutela della salute e della sicurezza dei cittadini, e di lottare per portare gli “ulteriori miglioramenti per un ospedale che è già un’eccellenza” come affermava l’assessore regionale Riccardi qualche tempo fa, dicendo anche che “le attività saranno ulteriormente migliorate, visto che di recente sono stati acquistate nuove attrezzature”. Le attrezzature d’avanguardia le aveva anche l’Ospizio Marino di Grado e abbiamo visto tutti come è finita. È necessario rivedere questa decisione per fare un passo nella direzione opposta, quella che dovrebbe riportare il più possibile sul territorio la sanità pubblica che, ricordiamolo, è sempre eccellente, se non viene sistematicamente demolita. È ora di finirla e di iniziare ad invertire la rotta: partiamo da qui».

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