La Cgil: «Serracchiani rinunci a Roma»

Belci attacca sulla Legge di stabilità: «Il conflitto d’interessi è oggettivo». Fania: «Ci spieghi dove intende tagliare»
La governatrice Debora Serracchiani con Matteo Renzi in un'immagine di archivio
La governatrice Debora Serracchiani con Matteo Renzi in un'immagine di archivio

La Cgil trasalisce e chiede alla presidente di rinunciare al ruolo di vicesegretario del Pd. La Cisl parla di riduzioni di costi «tutte da dimostrare» e teme «tagli sui servizi». Le spiegazioni, rassicurazioni, certezze di Debora Serracchiani sulla legge di Stabilità non convincono per nulla i sindacati.

Di fronte all’affermazione della presidente della Regione che parla dei due ruoli locale e nazionale come di «mestieri complementari», il segretario di Cgil Fvg Franco Belci chiede a Serracchiani «un atto di coraggio e di responsabilità verso coloro che l’hanno votata per fare la presidente, non la vice Renzi: lasci Roma». Ha letto l’intervista alla governatrice? «Sì. E trovo singolare che continui a sostenere, unica tra i colleghi, che si tratta di una buona manovra». Il segretario, sollecitato, non si tira indietro: «Si ripete il vecchio schema dei governi Berlusconi e Monti: scaricare i tagli sulla finanza locale e sul sistema delle autonomie, incidendo sul perimetro del welfare. Per il resto promesse e scommesse. A cui non credo più». Belci non dimentica le parole del premier sull’articolo 18: «Disse: chiacchiere estive, non si tocca. Come facciamo a credere ancora a questo governo?».

Poi, un altro esempio: «L’operazione Tfr è una presa in giro. Entra nella busta paga di pochi, escludendo centinaia di migliaia di altri. Un limite che la rende anche a rischio di legittimità costituzionale. E le esclusioni aumenteranno perché l’importo non godrà, com’era stato promesso, della tassazione agevolata e quindi rischia di essere mangiato dalle tasse». Secondo il segretario della Cgil Fvg, «vi sarà una stangata sul rendimento del Tfr lasciato in azienda, dato che l’imposizione passerà dall’11 al 17%, e, dulcis in fundo, sarà colpito nei fondi pensione il monte delle risorse accumulate, con l’effetto di abbassare le pensioni che saranno erogate. Chi le pagherà un domani, Renzi?». Criticità pesanti. Per questo Belci si dice «stupito del fatto che, di fronte ai tagli alle Regioni, la presidente usi gli stessi argomenti di Tondo sul patto con Tremonti: dobbiamo contribuire al risanamento. Ma abbiamo già dato 1 miliardo – sbotta –. Sulla spending review Serracchiani faccia dunque valere nel confronto col governo quello che ha fatto lei stessa». Nel mirino anche Mario Pezzetta: «Qualche parola in più la vorrei sentire anche dall’eterno presidente dell’Anci: perché la manovra renderà impossibile la vita ai Comuni».

I tagli, la preoccupazione massima. «Non ne voglio sentir parlare in sanità. Ma rischiamo sul Tpl, su altri settori, rischiamo di dover aumentare l’imposizione. Tutto già visto. E potremmo non avere soldi per abolire i ticket, come pure per il reddito di inserimento». Su quest’ultimo tema Belci rilancia una proposta: «Si potrebbe dare un’altra sforbiciata alle paghe dei politici, magari con un’autoriduzione dello stipendio per destinarlo proprio al reddito. Con 2.500 euro si può sopravvivere. I consiglieri 5S lo hanno dimostrato». Belci è un fiume in piena. E chiude ancora con Serracchiani: «Non può più tenere assieme i due ruoli. Lo dico con la stima che sa ho per lei. Il secondo brucia il primo che l’ha portata assieme a noi tra i lavoratori di Electrolux e a chiudere un accordo storico sulla Ferriera. Si è meritata di stare con noi sul palco del primo maggio. Temo che oggi sarebbe fischiata. Le avevo detto in tempi non sospetti che la vicesegreteria del Pd avrebbe finito per comportare un oggettivo conflitto di interessi». E dunque l’invito a lasciare Roma: «Ne ha tutto da guadagnare». Una posizione condivisa dal segretario Generale Ugl Fvg, Matteo Cernigoi: «Deve scegliere: o al governo nazionale o in Fvg. Bisogna difendere l’autonomia, ne va della nostra storia e delle nostre tradizioni. Non possiamo continuare così».

Il segretario regionale della Cisl Giovanni Fania premette che «il nostro giudizio sulla finanziaria presentata non è del tutto negativo». I dubbi ci sono - «la mossa sul Tfr che affonda i fondi pensione ed è tassato come gli altri, ad esempio» - ma «ci sono aspetti sui quali concordiamo, come lo stanziamento per le famiglie». Il tema spinoso però sono proprio le Regioni: «I compiti a casa il Fvg li ha già fatti - dice Fania -, tagliando un miliardo sul bilancio e intervenendo sulla sanità». Ora, di fronte a una riforma sanitaria «che porterà ulteriori razionalizzazioni, non capisco come la presidente sia così ottimista sugli spazi di manovra per tagli ulteriori. Io non ne vedo proprio». Fania si chiede «come sia possibile che fino all’anno scorso si lamentasse le casse vuote lasciate dalla giunta precedente e ora si possa sbandierare ampi spazi di risparmio. In sede di finanziaria la presidente spiegherà se ci saranno tagli ai servizi o efficientamenti della spesa. Che questi ultimi siano possibili è tutto da dimostrare».

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