La certezza di papà Beppino: «Con la Lega nessuna legge»
TRIESTE «Quando cresci in paese sei legato al rintocco delle campane. Ogni volta che le sentivo pensavo a Hemingway e a “Per chi suona la campana”. Lo avevo nel cuore. Quel giorno suonavano per mia figlia. A questo ho pensato». Beppino Englaro parla a voce bassa, non ha l’impeto dei momenti in cui discute di leggi sui diritti civili, della forza dell’opinione pubblica, di quanto è stata importante la battaglia di Eluana. È raro sentirlo parlare di sé, delle sue emozioni, di sua moglie Saturna, scomparsa nel dicembre 2015. Ritrova vigore quando analizza i passi compiuti dalla politica in dieci anni, da quel 9 febbraio 2009 quando Eluana morì, alle 19.35 alla Quiete di Udine.
Englaro, è una buona legge quella sulle Dichiarazioni anticipate di trattamento?
«Sì, oggi abbiamo una norma ben fatta grazie alla quale, una volta finita l’emergenza, una persona che si trovasse nelle condizioni in cui era Eluana, non avrebbe nessun problema a dire il suo: “No grazie”».
Aver legiferato sulle Dat è sufficiente?
«No, assolutamente. Eluana aveva una posizione da bianco o nero, ma anche dei “grigi” è necessario occuparsi, di quello cioè che può accadere strada facendo e che non puoi prevedere ma solo analizzare, caso per caso, perché ogni caso sta a se stesso. Se qualcuno ha la possibilità di dire “lasciatemi morire”, con questa legge lo può fare, quella è l’autodeterminazione. Nel “grigio” invece ci sono le incognite, ma anche a quelle la politica deve pensare».
Il Parlamento ha ripreso la discussione sul suicidio assistito, si arriverà a una legge?
«Tutte le nazioni civili hanno una legge e prima o poi il tema andrà affrontato anche in Italia dove, secondo un recente sondaggio, tre persone su quattro sono per l’eutanasia e il suicidio assistito, ma in Italia sono reati. Il problema è che sono un po’ scettico rispetto a questo Governo, non mi rassicura. Il tema non è nel contratto, come direbbero loro. E poi una cosa è la posizione del M5s che ha votato la legge 219 sulle Dichiarazioni anticipate di trattamento, un’altra è la posizione contraria della Lega».
Quindi niente legge su eutanasia e suicidio assistito?
«Temo che questo Governo, a causa dei convincimenti ideologici della Lega, proverà a tornare indietro sui temi etici, ma l’opinione pubblica, ben informata com’è oggi grazie anche alla battaglia di Eluana, non glielo consentirà. Quindi, no, non penso che ci sarà una legge perché la Lega è contraria».
Cos’è cambiato nella sua vita in questi dieci anni?
«Non sono più all’inferno. Sono rientrato nella dimensione di un cittadino qualunque, quale ero prima dell’incidente di Eluana nel 1992. Le sembra poco uscire dall’inferno».
Qual è il primo ricordo del 9 febbraio 2009?
«Ero a casa con mia moglie e fummo colti di sorpresa. Eluana era a Udine da sei giorni e la situazione precipitò velocemente, ce lo aspettavamo ma non così rapidamente. E poi ho sempre in mente la telefonata e le parole di Amato De Monte: “E jè lade” (Eluana è andata via)».
Le hanno gridato boia e assassino e lei non rispondeva. Dove ha trovato la forza?
«Nelle mie radici, nella Carnia. I carnici sono stati abituati a misurarsi con le cose più estreme, sono temprati».
In questi anni qualcuno le ha chiesto scusa?
«No, nessuno mi ha mai chiesto scusa».
Come ricorda Eluana?
«Ricordo il suo sorriso quando entrava in casa, la radiosità. In quel letto no, non era Eluana».
Oggi è sereno?
«Lo sono veramente, così sereno non sono mai stato». –
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