La cerchia dei collezionisti che scambiano artiglieria

Una cinquantina in Italia gli appassionati di bombe. La detenzione è illegale Sono migliaia invece gli amatori che guardano a elmetti o uniformi di guerra
Lasorte Trieste - Ritrovamento Bomba a mano - Foto Roberto Giurastante - Amici della Terra
Lasorte Trieste - Ritrovamento Bomba a mano - Foto Roberto Giurastante - Amici della Terra

C’è chi si appassiona perfino del tabacco che fumavano i soldati al fronte. Per non parlare degli stemmi, delle divise, degli elmetti, delle borracce. È un mondo enorme quello dei collezionisti di cimeli militari della Prima e della Seconda guerra mondiale. «L’oggettistica è multipla e investe la nostra storia - osserva Enrico De Luca, esperto e organizzatore di visite per conto della Regione -, si passa dai berretti alle uniformi intere, alla bottiglia di vino dei militari alle medaglie. Anche perché si può trovare dappertutto una scheggia di cannone o una gavetta contorta». Non stupisce che tra i 20 mila amatori che frequentano abitualmente fiere e mercatini a tema - tanti ne conta il settore in tutta Italia, circa un migliaio in Friuli Venezia Giulia - si infili anche qualche amante di pezzi d’artiglieria. Bombe. Magari perfettamente funzionanti. Ce ne sarà qualche decina in tutto il Paese, una cinquantina si calcola. Più che un vero e proprio contrabbando, si tratta per lo più di scambi sottobanco tra questa ristrettissima cerchia di conoscenti accomunati dallo stesso interesse.

La legge vieta espressamente la detenzione di materiale bellico: è estremamente pericoloso, come si è visto in questi giorni con la tragedia di Trebiciano. Eppure il fenomeno esiste. Gente munita di pale e metal detector che va a caccia di granate e mine, in giro per i sentieri del Carso, nella Valle dell’Isonzo in Slovenia o sui campi un tempo teatro di battaglie. Quando trova qualcosa se la porta a casa come souvenir. D’altronde il Friuli Venezia Giulia è ancora un grande arsenale a cielo aperto.

Dove si è combattuto è facile imbattersi in bossoli e ordigni inesplosi. Lo dimostra l’attività quotidiana degli artificieri del 3° Reggimento Genio Guastatori di Udine, l’organo dell’esercito preposto per la bonifica degli esplosivi nel Nord Est, nelle province di Trieste, Udine, Gorizia, Pordenone, Venezia e Treviso: ben 442 gli interventi nel 2015; 388 nel 2016, 352 nel 2017 e 41 nei primi mesi di quest’anno. Sono 2.887 le bombe distrutte in questi anni. Residuati bellici rinvenuti per caso nei terreni coltivati, durante gli scavi in autostrada per la terza corsia, nelle vicinanze dei sentieri e nei boschi, ad esempio. O, come accade talvolta, nelle cantine delle abitazioni. «Sì - spiega il capitano Giovanni Castelli, comandante della 31^ Compagnia Guastatori - succede anche questo. Una persona compra casa, libera la soffitta e si trova roba del genere. Il nostro compito è mettere in sicurezza i siti e neutralizzare gli ordigni. Lo facciamo con dell’esplosivo, in aree individuate dalle prefetture di competenza. Cioè luoghi lontani dalle abitazioni, solitamente le cave. Talvolta però gli ordigni non si possono spostare e quindi devono essere distrutti sul posto. Queste sono le situazioni più complesse perché si rende necessaria l’attuazione di piani di evacuazione della popolazione». In questi mesi la Regione sta mettendo a punto una sorta di mappatura dei territori in cui è ancora presente materiale bellico. I funzionari si serviranno di documentazione storica e di dati sui ritrovamenti.

La polizia di Stato raccomanda molta cautela quando si incrociano oggetti del genere. «I residuati sono bombe - ammonisce la polizia di Stato - e la loro detenzione, importazione e cessione sono punite con aspre sanzioni. In caso di rinvenimento si deve contattare il numero unico 112 e raccontare l’accaduto, in modo che gli esperti possano mettere in sicurezza l’ordigno». Per rendere l’idea del fenomeno, nel corso del 2017 il Nucleo regionale Fvg Artificieri della polizia ha neutralizzato circa 180 bombe. Una ogni due giorni.

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