La centrale nucleare voluta dalla Bulgaria piace ai big mondiali ma fa ancora paura

Dopo anni di polemiche su costi dell’impianto e sicurezza l’impianto di Belene sarà realizzato sul Danubio entro il 2020
General view on nuclear power plant of Tricastin, in Pierrelatte, France, 18 March 2011. ANSA/GUILLAUME HORCAJUELO
General view on nuclear power plant of Tricastin, in Pierrelatte, France, 18 March 2011. ANSA/GUILLAUME HORCAJUELO

BELGRADO Sembrava destinato a rimanere una chimera, dopo essere stato cestinato qualche anno fa, tra polemiche sui costi e timori per l’impatto su ambiente e sicurezza. È poi ritornato d’attualità, anche come progetto a valenza regionale per tutti i Paesi balcanici. E ora va verso la realizzazione concreta, con colossi mondiali – in testa russi e cinesi – in fila per realizzarlo. Si tratta della futura seconda grande centrale nucleare bulgara, quella di Belene, un impianto da duemila megawatt da costruire sul Danubio, un’idea nata ancora negli Anni Settanta, i primi passi verso la sua attuazione mossi per la prima volta tra il 1988 e il 1990, stoppata dopo la caduta del regime comunista, fatta ripartire a inizio 2000 e poi di nuovo congelata, tra mille problemi, nel 2012. L’investimento per l’opera è ora stimato in circa dieci miliardi di euro, con Sofia che sarà l’azionista di maggioranza. Sofia che, in primavera, aveva lanciato un appello internazionale a potenziali «investitori strategici» interessati al progetto.

La risposta è stata più ottimistica del previsto, con ben sette colossi che si sono candidati come «strategic investor» per Belene, ha annunciato la ministra bulgara dell’Energia, Temenuzhka Petkova. Colossi che rispondono al nome di Rosatom, il gigante pubblico russo dell’atomo, ma in corsa ci sono anche la China National Nuclear Corporation (Cnnc) e la coreana Hydro & Nuclear Power, i tre favoriti nel conquistare i favori di Sofia, ma ad aver espresso il proprio interesse sono state anche la tedesca Bektron-Liaz-Engineering, un consorzio ceco e due imprese bulgare.

«C’era molto scetticismo se ci sarebbe stato interesse per il progetto, ma con le manifestazioni ricevute in tal senso esso è venuto meno» e in lizza ci sono anche i «leader globali dell’energia nucleare», ha detto soddisfatta Petkova. Interesse che non è limitato alle “sette sorelle” in corsa per diventare partner strategico nel progetto. Altre imprese locali e non si sono presentate come possibili partner secondari, inclusa la francese Framatome e il gigante General Electrics, mentre persino uno Stato balcanico – la Macedonia del Nord – ha espresso l’intenzione d’acquisire una quota di minoranza del futuro impianto concordando una quota d’acquisto dell’elettricità prodotta. Cosa succederà ora? Offerte vincolanti saranno presentate e poi valutate dal governo, che si esprimerà poi a maggio 2020.

L’impianto dovrebbe essere poi operativo dal 2030. Ci sono però molti ma ed è «difficile dire se Belene sarà realizzata», ha messo le mani avanti la radio pubblica bulgara, ricordando che «non si parla solo di soldi», ma anche di «geopolitica». Perché «non è chiaro come i Paesi europei e gli Usa guarderanno a un progetto che potrebbe tradursi in realtà con la partecipazione cinese e russa», gli Stati favoriti. E poi ci sono i vecchi timori sulla localizzazione dell’impianto, lanciati da tante organizzazioni ambientaliste in passato, denunciando che la centrale verrebbe costruita lungo una faglia sismica. Ma tutto fa pensare che le vecchie paure saranno superate. E che Belene andrà ad aggiungersi, in un futuro non lontano, ad altre centrali nucleari controverse per diverse ragioni, dalla magiara Paks alla slovena Krsko, passando per la belga Tihange e la francese Fessenheim, almeno questa in via di chiusura. –


 

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