La Cei autorizza la messa in friulano
TRIESTE. Si accettano polemiche, di campanile naturalmente. Perché i triestini sono costretti a ricredersi su un vecchio adagio, “Dio no xe furlan…”. Già, perché il Consiglio permanente della Cei, la Conferenza episcopale italiana, ieri ha dato il via libera ufficiale alla traduzione del Messale in friulano. Ora potrà partire l’iter per la trasposizione in marilenghe che così farà la sua comparsa anche sui banchi delle chiese per la liturgia. O, meglio, sugli altari. Primo caso in Italia, pare, per una lingua minoritaria.
Per il Friuli se ne era occupato poco meno di due anni fa (era il 16 aprile) il presidente della Provincia di Udine Pietro Fontanini, allora pure segretario regionale della Lega Nord. Dopo una celebrazione nella basilica di Aquileia, Fontanini aveva incontrato il presidente della Cei Angelo Bagnasco. «Il friulano è una lingua riconosciuta e io ho ricordato al cardinale del progetto, sollecitando a continuare un percorso già iniziato dall’allora arcivescovo di Udine Brollo – raccontava quel giorno il presidente – e la questione sarà esaminata prossimamente».
Un anno fa, invece, in una visita da Papa Francesco l’arcivescovo di Udine Andrea Bruno Mazzoccato aveva riproposto la questione presentando la richiesta. La Cei, che negli ultimi anni era impegnata nella nuova versione in italiano del messale nell’ambito di un progetto di traduzione dei libri liturgici, come i lezionari e i rituali, non aveva mai confermato ufficialmente che Bagnasco avesse promesso alcunché, tantomeno sulle tempistiche.
Ma a Udine e dintorni la notizia era data per buona. Tanto che la stessa diocesi si arrischiava a commentare che l’ipotesi «è attesa e sperata», diceva don Loris Della Pietra, direttore dell’Ufficio liturgico a Udine. «Abbiamo già la versione della Bibbia e dei lezionari, ma manca il punto più importante: il libro con cui i sacerdoti dicono la messa», spiegava..
I tempi si preannunciavano lunghi ma l’idea di celebrare in friulano quello che è considerato il momento più importante della credo cristiano, l’Eucarestia appunto, entusiasmava sacerdoti e fedeli. A dire il vero in varie zone del Friuli si dice già messa così, pur nella mancanza di testi ufficiali. L’approvazione e la conseguente traduzione aprirebbe la strada alla celebrazione in marilenghe.
E a Trieste e dintorni cosa dicono? Don Ettore Malnati, vicario per la Cultura e docente di Teologia dogmatica al seminario interdiocesano Udine-Trieste, è contento. «È una bella cosa – commenta – perché siamo in linea con il Concilio. Siccome il friulano è riconosciuto come lingua è giusto che ci sia l’approvazione». Così don Silvano Latin, arci-prete del Duomo di Muggia, per anni portavoce dell’ex vescovo Eugenio Ravignani,. «Se loro son contenti sono contento anch’io. Noi vogliamo fare una Chiesa di fratelli…».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo