La Cassa di risparmio chiude due filiali a Gorizia

Dal 20 aprile non più operativi gli sportelli di Montesanto e Sant’Anna. La Uilca: «Ci saranno più disagi per i cittadini della periferia che si vedranno privare di questo importante servizio»
Di Francesco Fain
Bumbaca Gorizia 15-03-13 Cassa Risparmio FVG Via Caprin - Fotografia di Pierluigi Bumbaca
Bumbaca Gorizia 15-03-13 Cassa Risparmio FVG Via Caprin - Fotografia di Pierluigi Bumbaca

Ce n’erano sette. Rimarranno cinque. “Cassa di risparmio Fvg” ridimensiona il numero dei propri sportelli in città. Ad aprile, i bene informati parlano di sabato 20, chiuderanno i battenti le sedi di Sant’Anna (in via Garzarolli) e di Montesanto (in via Caprin), peraltro due dei quartieri più popolosi della città. Un taglio che fa seguito ad altre chiusure di sportelli che hanno interessato negli ultimi anni la città e che, senza dubbio, è riconducibile al momento storico di grave difficoltà economica.

A denunciare il ridimensionamento è la segreteria provinciale della Uilca (Uil bancari) che parla di filiali dall’alta valenza territoriale. «Oggi - denuncia il sindacato - Cassa di risparmio Fvg vanta sette sedi in città: quella centrale di Corso Verdi, l’agenzia uno di piazza Vittoria, la due di via Duca d’Aosta, la tre di Sant’Andrea cui si aggiungono la sede di Lucinico e le due di Montesanto e Sant’Anna. Da metà aprile gli sportelli rimarranno cinque. E dire che la filiale di Sant’Anna esisteva da parecchi anni (c’era ancora la Cassa di risparmio di Gorizia) ed era diventata un riferimento importante per il quartiere. Stesso discorso per la sede di Montesanto che, pur essendo nata più di recente, serve uno dei rioni più grandi della città. Le motivazioni addotte? In realtà, la chiusiura non è stata motivata ma è implicito che queste risorse verranno applicate per estendere l’orario di apertura della sede principale».

Ma quello che fa più imbestialire la Uilca è che questo ridimensionamento è stato effettuato «senza un progetto e una strategia generali. Si taglia e basta, non pensando a quelli che potranno essere i disagi arrecati alla cittadinza, soprattutto quella più anziana. Peraltro, i centri decisionali sono ormai distantissimi da Gorizia e, probabilmente, chi aziona le cesoie nemmeno conosce la situazione locale, le nostre necessità, i bisogni dell’utenza», attacca la Uilca. Fortunatamente, non ci saranno ripercussioni di carattere occupazionale, nel senso che il personale oggi al lavoro nelle due filiali sarà “spalmato” nelle restanti sedi. «Già nel 2006 venne promosso un incontro a livello confederale con l’allora assessore provinciale al Lavoro. Fu l’occasione per denunciare le difficoltà causate da certe decisioni aziendali che andavano ad impoverire il territorio - rammenta la segreteria provinciale del sindacato -. Un anno prima ci confrontammo, su scala regionale, con l’assessore Cosolini, ma senza grandi fortune. Tutto ciò per dire che il problema odierno è soltanto l’ultimo episodio di un continuo ridimensionamento».

La Uilca rammenta che a livello nazionale ci sono quattro aree di disagio: il Piemonte, la Basilicata, la Campania e la Calabria. «Non capiamo perché non possa essere inserita anche la provincia di Gorizia in questa zonizzazione, visto il continuo svuotamento di servizi».

Avevamo contattato anche la Cisl per un commento sulla situazione. Ma, alla fine, il sindacato non ha ritenuto di intervenire sull’argomento.

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