La casa di Osiride Brovedani si trasforma in un museo

Al 120° anniversario dalla nascita, l’appartamento del “signor Fissan” al primo piano del palazzo di via Alberti cambia destinazione. Lunedì la presentazione
Di Elena Placitelli
Paolo Giovannini - Trieste 18/12/2008 - Festa Triestina.
Paolo Giovannini - Trieste 18/12/2008 - Festa Triestina.

La casa di Osiride Brovedani diventa museo. Al 120° anniversario dalla sua nascita, l’appartamento del “signor Fissan”, al primo piano della palazzina di via Alberti 6, diventerà tempio della sua storia da quando, l’11 febbraio 1893 l’industriale triestino nacque, fino ai giorni nostri. D’altronde gli effetti del benefattore si possono toccare con mano ancora oggi. L’ultimo gesto di solidarietà risale a 10 giorni fa, quando la Fondazione Brovedani ha donato un nuovo radar alla nave scuola dell’Istituto nautico di Trieste.

La Fondazione venne costituita nel 1974 da Raffaele De Riù (presidente della Triestina per 10 anni) proprio per esaudire la volontà testamentaria della signora Brovedani, desiderosa quanto il marito, di mettere il lascito di famiglia a disposizione degli orfani. La società di oggi è cambiata da quella di un tempo. Gli orfanatrofi non sono più contemplati dalla normativa italiana, così nel 1991 la residenza gradiscana, creata dalla Fondazione per ospitare i bambini senza genitori, è stata trasformata in casa albergo gratuita per anziani. Ed è per lo stesso principio che oggi De Riù, presidente della Fondazione a vita, ha deciso di fare della casa dell’industriale triestino un museo aperto ai cittadini e agli studenti.

«Casa Brovedani – annuncia l’ex presidente dell’Unione – diventerà tempio della storia del benefattore triestino. Racconterà tutte le sue vicende, da quando nacque ad oggi». Lunedì, nel giorno del 120° anniversario, “Casa Brovedani”, verrà presentato dal presidente De Riù al consiglio di amministrazione della Fondazione stessa. Sulle pareti è già esposto il testamento della signora Brovedani e molti altri documenti testimonieranno la storia del giornalista, nato come “galoppino tuttofare” al Piccolo e divenuto col tempo industriale di successo. L’appartamento del benefattore (al primo piano di una delle tre palazzine situate a sinistra della galleria di fronte alla Pam) è già da qualche giorno diventato la nuova sede legale della Fondazione.

«Spostandoci dalla vecchia sede di via Tibullo – riprende De Riù – abbiamo deciso di riallacciarci più saldamente alle origini del benefattore. Sarà nella nuova sede legale di via Alberti dove da lunedì in poi si riunirà il consiglio di amministrazione. Spetterà a questo organo di decidere la data di inaugurazione del museo, aperto al pubblico per raccontare anche la storia di tutte le aziende e delle società sportive legate alla Fissan». Con "Casa Brovedani" si allunga l’elenco delle strutture dedicate alla memoria dell’industriale che, raggiunto l’apice del successo, si è voluto ricordare di quella che era stata la sua difficile base di partenza e che lo indusse a covare il desiderio di risparmiare a quanti più giovani poteva le sue sofferenze: quand’era in seconda liceo, Brovedani fu infatti costretto a interrompere gli studi per andare a lavorare ed aiutare il padre a sostenere la famiglia. Durante la seconda guerra mondiale, per la sua origine semitica Brovedani fu poi imprigionato nella Risiera di San Sabba e deportato nei campi di concentramenti di Auschwitz, Belsen e Buchenwald. Così che oggi il nuovo museo si affianca alla statua di Brovedani, scolpita dalla scultrice olandese Daphnè Du Barry e collocata in Campo San Giacomo. A lui è infine dedicato anche un sentiero alpinistico di accesso al bivacco Comici, in memoria dell’amicizia e della passione per la montagna che lo legava al grande scalatore Emilio Comici.

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