«La Casa di caccia agli scout». Raggiunta quota 1.600 firme

Milleseicento adesioni contenute in un grande librone consegnato nelle mani dell’assessore al Patrimonio Lorenzo Giorgi per chiedere la riqualificazione della Casa di caccia di Opicina

TRIESTE Milleseicento adesioni contenute in un grande librone consegnato nelle mani dell’assessore al Patrimonio Lorenzo Giorgi per chiedere la riqualificazione della Casa di caccia di Opicina. E soprattutto per far sgomberare tre caproni che pascolano tranquillamente nell’area. L'associazione scout locale del Cngei (Corpo nazionale giovani esploratori ed esploratrici italiani) non scherzava quando nel marzo scorso aveva lanciato una raccolta firme per riappropriarsi di un bene che, in realtà, spettava loro.

L’iniziativa si è conclusa ieri al Caffè Tommaseo alla presenza dell’esponente della giunta comunale, dell’assessore ai progetti speciali di pubblica utilità Michele Lobianco, dei capigruppo del Consiglio comunale Piero Camber (Fi) e Fabiana Martini (Pd), del senatore Francesco Russo e del consigliere regionale Giulio Lauri. Ora la palla passa ufficialmente in mano al Comune, proprietario dell’edificio. Il problema è che quest’ultimo si trova di fronte a un’impasse di non poco conto: le comunelle di Opicina.

Offensiva di lupetti e rover per riavere la Casa di caccia


Tutto inizia nel 2009, quando la concessione comunale dell’edificio, che per quasi cinquant’anni è stato utilizzato come sede del Cngei da migliaia di giovani scout, scade. Anche se in realtà in passato la struttura era stata di proprietà proprio del Cgnei. Il Governo militare alleato prima di andarsene, e lasciare Trieste nel 1954, infatti, donò una delle proprie sedi, la Casa di caccia di Opicina, alla Sezione di Trieste del Cngei. Il Gma, che la usò prima come Comando del campo carri armati, fu sicuramente generoso. Ma oggi il regalo, che poi passò al Comune, non viene più sfruttato dai primi beneficiari.

Nel 2013 il gruppo presenta un progetto di riqualificazione, che viene preso in considerazione dall’amministrazione ma che non si riesce ad attuare.

Giorgi, dopo il sollecito da parte degli scout, quest’anno è andato a fare un sopralluogo con l’assessore all’Urbanistica Luisa Polli, ma si sono trovati di fronte a una serratura con dei lucchetti sostituita mentre in mezzo al giardino, al posto di lupetti, esploratori e rover, scorrazzavano capre. La volontà del Municipio di riprendere in mano la questione c’è eccome. Il bilancio 2017 prevede 50mila euro per ripristinare il tetto della casa composta da un grande piano, in cui ancora oggi c’è una stanza, che funge da refettorio e dormitorio, una cucina e i servizi igienici divisi tra maschi e femmine.

Tutt’intorno invece il giardino, con piazzole per le tende, il bagno esterno con doccia e lavandini, un’arena con la zona fuoco usata come bivacco per i ritrovi. «Il problema sono le comunelle - afferma Giorgi - che dicono che il bene sia loro. Ci hanno impedito l’accesso». Ma Giorgi ha promesso che ora la situazione verrà risolta «per vie amministrative e se c’è bisogno anche legali. Eppure con le comunelle di Santa Croce, ad esempio, riusciamo a lavorare molto bene.

Il prossimo anno c’è il centenario dell’associazione, contiamo di risolvere la questione entro il 2018». Il primo atto da fare ora è «portare la raccolta firme - spiega Camber -, intesa come petizione, all’attenzione della commissione dei capigruppo e poi creare una mozione unica congiunta del Consiglio comunale. Le comunelle hanno cambiato i lucchetti, è una delle tante problematiche aperte con loro. Quello che più è terribile è che hanno lasciato fuori dalla porta oltre 100 bambini, che afferiscono all’associazione, perché sostengono che proprietà è loro, chi ne risente sono i giovani».

Alla fine, il consigliere forzista prospetta, come extrema ratio, la richiesta di un’ azione legale o l’intervento della polizia locale sul posto. Scende in campo anche Martini: «Sono stata fin da subito a fianco della Cngei in questa iniziativa, che ognuno di noi dovrebbe sentire come propria, perché ritengo che la Casa di caccia rappresenti un patrimonio non soltanto dello scoutismo, esperienza che continua a formare molti cittadini, ma di tutta Trieste».

Nelle intenzioni del gruppo di giovani esploratori la Casa di caccia «diventerebbe un luogo di scambio interculturale, aperto a scout e non. Il nostro progetto, chiamato “Lupo grigio” - ha spiegato davanti a un pubblico folto, composto anche di scout, il presidente della sezione triestina Marco Possenelli - prevedeva la creazione di un centro di aggregazione giovanile, aperto anche ad altre associazioni giovanili. Ci proponevamo come gestori, offrendoci di metterla a posto in parte anche con le nostre risorse, avendo a disposizione una concessione di medio lungo termine e delle condizioni favorevoli».

Il costo della riqualificazione di cui necessita l’area e la costruzione va da un minimo di 50mila euro a un massimo di 150mila euro. Alla raccolta dei fondi, una volta che il Comune riuscirà a riappropriarsi del complesso, potrà anche partecipare la Regione. E chiunque potrà mettere mano al proprio portafoglio.

 

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