La camiceria che resiste in Ponte della Fabra

Rischia di restare l’unico negozio sotto i portici. La titolare: affari crollati col semaforo spostato
Lasorte Trieste 16/01/14 - Ponte della Fabra, Piazza Goldoni, Camiceria Bisi
Lasorte Trieste 16/01/14 - Ponte della Fabra, Piazza Goldoni, Camiceria Bisi

Resiste, con la sua piccola attività commerciale, come fecero per decenni sua padre e sua madre prima di lei. Non demorde, anche se attorno al suo negozio i fori commerciali di Ponte della Fabra si svuotano. Al punto che se dopo le calzature Italo Mariani e il marchio Thun anche Vodafone decidesse di lasciare gli spazi in cui è adesso, la sua resterebbe l’unica serranda aperta. Nicoletta Rocco, titolare della storica camiceria "E. Bisi", inaugurata sotto i portici del Ponte della Fabra nel lontano 1931, custodisce con affetto una tradizione imprenditoriale capace di superare la guerra ed eventi di ogni tipo, testimoniata dagli scaffali che accolgono da sempre le camicie di due grandi case di produzione «alle quali - dice con orgoglio - siamo fedeli fin dal giorno dell'inaugurazione del negozio». Che porta la data del primo marzo.

«Fu Evelina Busi, da cui prese il nome del negozio - racconta Nicoletta - ad aprire e a gestire nei primi anni questa attività. Negli anni '40, dopo la sua scomparsa, subentrò il fratello Renato e l'attività conobbe la sua fase più vivace. Negli anni '50 col primo boom economico del Paese dietro al piccolo bancone dell'esercizio, che conta solo 28 metri quadrati, c'erano ben cinque persone a servire i clienti. A rammentarlo ora sembra quasi impossibile». Negli anni '60 Franco Rocco, papà di Nicoletta, fu assunto come commesso da Renato Bisi, che non aveva figli. «Dopo vent'anni di lavoro come dipendente - riprende Nicoletta - Bisi propose a mio padre Franco di diventare socio. Lui accettò e a metà degli anni Ottanta comprò le quote con la liquidazione. Alla scomparsa di Renato Bisi, mio padre rilevò l'intero negozio nel quale iniziò a lavorare anche mia mamma Paola Mattia mentre nel '92 entrai io. Dal 2007, dopo la morte di mio padre e il pensionamento di mia mamma, sono rimasta sola a destreggiarmi fra le 13mila camicie sistemate negli scaffali e da quel giorno ho superato molti ostacoli, di mercato e famigliari».

Ma oggi, nonostante la crisi, Nicoletta vuole continuare ed è decisa a farlo. «Lo spostamento del semaforo di via Carducci, che travasava ogni ora centinaia di persone sotto i portici, ha fatto crollare gli affari, perché adesso i pedoni entrano nella galleria che porta direttamente in via Gallina e non possano più di qua. Confido nella sensibilità della Trieste Trasporti - conclude - alla quale chiedo di spostare sotto i portici le fermate di un paio di autobus che attualmente sostano in mezzo a piazza Goldoni».

Ugo Salvini

Riproduzione riservata © Il Piccolo