La Camera approva il nuovo statuto del Fvg

Via libera con 231 voti a favore, 106 contrari e 30 astenuti. Debora Serracchiani: «Saremo i primi in Italia ad abolire le Province»
Il Palazzo della Giunta regionale in piazza Unità
Il Palazzo della Giunta regionale in piazza Unità

TRIESTE. L’abolizione delle Province, in primis. Ma anche la previsione della città metropolitana, l’abbassamento da 25 a 18 anni del limite di età per l’elezione a consigliere regionale, la diminuzione da 15 a 5mila del numero di firme necessarie per le iniziative referendarie. Le modifiche allo statuto del Friuli Venezia Giulia incassano il via libera della Camera dopo aver passato il vaglio del Senato nel luglio scorso. A questo punto mancano due ulteriori letture parlamentari, ma il testo non potrà più subire modifiche, con un inter conseguentemente accelerato, tanto che l’operazione potrebbe andare in porto già entro l’estate.

Dopo un dibattito anche molto accesso, con Massimiliano Fedriga (Ln) e Sandra Savino (Fi) a ribadire tra l'altro la contrarietà all’emendamento inserito al Senato da Francesco Russo (Pd) sulla possibilità di istituire una città metropolitana, il testo di rango costituzionale che cancellerà le Province (non prima peraltro della scadenza naturale del mandato degli organi in carica) viene approvato a Montecitorio con 231 voti a favore, 106 contrari e 30 astenuti. «Il via libera a un testo frutto di un lavoro corale del Consiglio regionale conferma l’autorevolezza della nostra assemblea legislativa e di tutti gli organi di autogoverno del Fvg», sottolinea Debora Serracchiani citando in particolare il fatto che «saremo la prima Regione ad abolire le Province ed è un peccato che gli steccati partitici per alcuni siano stati un elemento discriminante al momento del voto».

Esulta, via Twitter, anche il capogruppo del Pd Ettore Rosato: «Abolizione delle Province, un passo avanti per meno burocrazia e servizi più efficienti». E pure Tamara Blazina parla di «atto importante anche per favorire, con le nuove norme su elettorato passivo e referendum, una maggiore propensione alla partecipazione dei cittadini alla vita pubblica». Quanto alla polemica sulle Uti, su cui era intervenuta alla vigilia anche Serena Pellegrino di Sel invitando a non trascurare i ricorsi da parte dei sindaci, secondo la deputata della minoranza slovena si tratta di «argomento pretestuosamente sollevato anche dalle minoranze: la questione non riguarda le modifiche statutarie».

L’opposizione, tuttavia, tuona anche a fine lavori. «La bocciatura della proposta della Lega di istituire quattro Province autonome in Fvg è espressione della deriva centralista della politica», attacca Massimiliano Fedriga. Per il deputato del Carroccio si tratta di «una sconfitta per il territorio regionale, interamente imputabile a chi, colpevolmente, ha deciso di affossare ogni principio federalista nel nome di quel centralismo che la storia del Paese ha già dichiarato fallito». Convinto invece che la strada sia stata quella giusta è Gianluigi Gigli (Des-Cd): «Da autonomisti convinti non potevamo che dire “no” a tutti gli emendamenti presentati contro la volontà del Consiglio regionale».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Il Piccolo