La caccia ai pipistrelli portatori di Sars in Cina

Gli habitat naturali non vanno disturbati. Ci è andata relativamente bene con la Sars, ma non sempre potremmo essere così fortunati

Novembre 2002. Nella provincia di Guangdong, nel sudest della Cina, un contadino muore con i sintomi di una grave polmonite dopo aver visitato un mercato locale. Dopo di lui, centinaia di altri casi; l’allarme viene dato all’Oms nel febbraio 2003, dopo che un uomo d’affari americano reduce dalla Cina muore a Hanoi e diversi membri dello staff medico che lo aveva assistito contrae la malattia. L’emergenza viene riconosciuta da un medico italiano, Carlo Urbani; anche lui viene contagiato e muore poco dopo. Grazie ai viaggi aerei, nel febbraio 2003 l’epidemia giunge in Canada, a Toronto; oltre 250 persone sono infettate in Ontario. La malattia viene chiamata severe acute respiratory syndrome (Sars); il virus responsabile è identificato nell’aprile del 2003: è un nuovo membro della famiglia dei coronavirus. La pandemia si spegne nel corso dell’anno, lasciando dietro di sé un grande spavento e oltre 8000 individui contagiati in 37 paesi, con una tasso di mortalità superiore al 10%.


Incomincia la caccia al serbatoio da cui il virus si è trasmesso all’uomo. Nei mercati di animali vivi della Cina meridionale si scopre che sono infettati gli zibetti mascherati delle palme, una specie di gatto-civetta assai ricercato come cibo nella cucina orientale. Più di 10mila esemplari sono uccisi nella provincia di Guangdong. Ma lo zibetto si rivela solo un ospite intermedio: nel 2005 si scopre che i veri colpevoli sono i pipistrelli, animali altamente resistenti e quindi serbatoio di molti virus letali. Anche i pipistrelli sono venduti nei mercati, perché pietanze prelibate e sorgente di medicamenti nella medicina tradizionale cinese.
Da dove provenivano i pipistrelli che avevano portato all’uomo il nuovo virus? La caccia si protrae fino al mese scorso, quando un gruppo di scienziati del Wuhan Institute of Virology riporta di aver trovato, in una grotta della regione dello Yunnnan, una famiglia di pipistrelli infettata con dei coronavirus simili a quello letale per l’uomo.


Fine della storia, quindi, con un importante insegnamento: gli habitat naturali non vanno disturbati. Ci è andata relativamente bene con la Sars, ma non sempre potremmo essere così fortunati.
 

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