La burocrazia lascia in vita Polentarutti

Un delitto rimasto senza colpevoli. Ossa rinvenute nel canale Valentinis, ma le pratiche di successione sono ferme al palo
Le indagini dei tecnici nel cortile dell'abitazione di Roberto Garimberti (Bonaventura)
Le indagini dei tecnici nel cortile dell'abitazione di Roberto Garimberti (Bonaventura)

MONFALCONE Il monfalconese Ramon Polentarutti è ancora “vivo”. Perché se il Tribunale di Gorizia ha comunicato che le ossa del quarantenne rinvenute nel canale Valentinis nel novembre 2011, attribuitegli senza equivoci alla luce dell’esame del Dna nel dicembre 2012, rimangono oggetto di sequestro ai fini delle indagini in relazione all’omicidio volontario contro ignoti, non risulta ancora inoltrato al Comune di Monfalcone l’atto attestante il decesso.

La conferma è arrivata dallo stesso ente locale: allo Stato civile, infatti, la morte di Ramon non è registrata. Significa che ad oggi non è possibile ottenere il relativo certificato di morte.

Ramon Polentarutti, la vittima
Ramon Polentarutti, la vittima

Una procedura utile, oltrechè dovuta ai familiari di Ramon, anche in seguito al decesso della madre, avvenuto nel luglio del 2014. Dunque, tutto è bloccato. Nessuna possibilità di procedere con i passaggi di successione a favore delle tre sorelle del monfalconese. Ma soprattutto rimane sospesa la gestione della figlia minorenne di Ramon, che vive con la madre e compagna dell’uomo, attualmente residente in Germania.

Caso Polentarutti, si indaga per omicidio
Le ricerche della Scientifica effettuate a Monfalcone nel cortile della villetta di via Carducci

Allo stato attuale la piccola risulta a tutti gli effetti avere ancora il padre. Con ciò venendo meno anche il diritto a poter ricevere contributi proprio legati al decesso.

Insomma, a un tragico delitto ancora senza omicida, si affianca il penoso percorso per il riconoscimento ufficiale della morte del povero Ramon.

Nel settembre 2014 i familiari non ottennero il nullaosta alla sepoltura dei resti del quarantenne, a fronte del rigetto della richiesta del legale, avvocato Ilaria Celledoni, che sta continuando a seguire questa complessa vicenda, compresa la fase d’indagine in ordine all’omicidio, da parte dell’allora pubblico ministero titolare dell’indagine.

L’ultima istanza presentata dal legale al Tribunale risale al 24 marzo 2015.

A gennaio le fu confermata la verifica dello stato degli atti. E nel mese di febbraio la risposta del Tribunale si era limitata a comunicare il mantenimento del sequestro delle ossa.

Quindi, niente funerale, nemmeno un fiore sulla tomba di Ramon, e nessuna trasmissione di atti dal Tribunale al Comune per sbloccare la procedura burocratica, mantenendo così sospesi tutti gli adempimenti necessari.

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Le ricerche dei sommozzatori nel canale Valentinis

L’avvocato Celledoni, a questo punto, ha preannunciato un nuovo sollecito al Tribunale di Gorizia per poter finalmente chiudere questo ormai paradossale passaggio cartaceo.

«Mi era stato assicurato - ha spiegato il legale - che la questione si sarebbe risolta nel breve tempo. Non nego le difficoltà intervenute presso il Tribunale, alle prese anche con la riorganizzazione e l’arrivo del nuovo procuratore capo. Capisco, del resto, che una questione burocratica possa rappresentare una procedura di scarsa rilevanza rispetto alle incombenze di un Tribunale. Tuttavia ad oggi - aggiunge l’avvocato Celledoni - sono ancora in attesa di una risposta. La comunicazione che ho ricevuto lo scorso febbraio confermava il mantenimento del sequestro delle ossa di Ramon Polentarutti ai fini delle indagini, senza però pronunciarsi sullo stato del riconoscimento ufficiale del decesso. Presenterò pertanto nuovamente la richiesta al Tribunale affinchè si possa portare a termine le necessarie procedure».

Certo, il Tribunale ha ben altre incombenze e difficoltà dovendo fronteggiare innumerevoli situazioni.

Tuttavia di fatto, a distanza di tre anni e quattro mesi, la morte di Ramon rimane riconosciuta solo dall’esame del Dna.

Per cercare di ottenere il certificato di morte, la procedura è passata nelle mani di cinque magistrati.

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