La Bulgaria contro gli immigrati innalza sul confine la “grande cancellata”

Partono i lavori dello sbarramento di 30 chilometri nell’area montagnosa di Elhovo. Il costo è di 5 milioni di euro, il doppio di quanto annunciato solo quattro mesi fa

BELGRADO. Non un muro vero e proprio, in mattoni e cemento, ma qualcosa di più simile a un’alta cancellata, orlato in cima da filo spinato. E non un’opera tecnologicamente raffinata, come l’ormai celebre “Border Wall”, grande muraglia “made in Usa” costruita al confine con il Messico per impedire l’afflusso di immigrati dall’America centrale attraverso barriere fisiche, pattuglie armate, telecamere a infrarossi e perfino droni. Ma malgrado le differenze il fine è sempre lo stesso. Anche l’Europa, da tanto tempo, ha il suo Messico, i suoi tanti Messici. E anche l’Europa, molto presto, avrà altri “muri” oltre a quelli già esistenti, Grecia in testa, nuove barriere per bloccare l’arrivo di stranieri in fuga da guerre e povertà. Ultimo della serie, quello che sarà presto eretto al confine tra la Bulgaria, il Paese più povero dell’Unione, e la Turchia. Barriera anti-immigrati, già annunciata in gran pompa nel recente passato, che ha ricevuto il definitivo ok nei giorni scorsi, dopo mesi di polemiche interne e di ritardi burocratici e procedurali. Ma ora si fa sul serio.

La conferma dell’inizio dei lavori è stata data ai media di Sofia direttamente dal ministro bulgaro della Difesa, Angel Naydenov. «I lavori preparatori» «e la costruzione della struttura inizieranno lunedì 20 gennaio», ossia ieri, ha specificato Naydenov, ha riportato l’agenzia di stampa “Novinite”. Barriera che sarà eretta «in 45-60 giorni, a seconda delle condizioni atmosferiche», non sarà più sottoposta ai vincoli delle gare d’appalto, dato che è stata classificata come urgente dal governo di Sofia. Governo che ha specificato inoltre che il costo totale dell’opera ammonterà a circa cinque milioni di euro, quasi il doppio rispetto a quanto preventivato solo quattro mesi fa. Non poco denaro, per una barriera metallica lunga una trentina di chilometri, alta circa tre metri, da erigere nella regione montagnosa di Elhovo, un vero groviera, secondo le autorità bulgare, varcata ogni giorno da gruppi di immigrati senza documenti, in grandissima parte siriani.

«Circa l’85 per cento di chi passa illegalmente la frontiera lo fa attraverso Elhovo», lì bisogna intervenire, aveva dichiarato a ottobre, quando i piani sulla costruzione erano stati resi pubblici in anteprima ed erano state già poste le fondamenta dell’opera, il viceministro degli Interni, Vasil Marinov. Risorse più limitate però rispetto ai 55 milioni di lev, 28 milioni di euro, che sarebbero dovuti uscire dalle casse dello Stato se a dicembre il Parlamento bulgaro non avesse detto no all’altrettanto provocatoria ipotesi dell’estrema destra nazionalistica del partito “Ataka” di estendere la barriera anti-immigrati a tutto il confine bulgaro-turco. Bastano, ha però assicurato il governo, quei futuri 33 chilometri di recinzione, che “reindirizzeranno” gli stranieri senza documenti in arrivo dalla Turchia verso zone meglio controllabili, liberando dall’ingrato compito di sorvegliare l’area circa mille tra poliziotti e guardie di frontiera. Ma quell’invalicabile recinzione anti-stranieri non è piaciuta a molti, in Bulgaria. Non è piaciuta in particolare all’autorevole organizzazione non governativa Bulgarian Helsinki Committee (Bhc), che in una lettera aperta ha dato voce alle preoccupazioni della società civile di Sofia già ai tempi dei primi discorsi pubblici sull’opera.

L’idea di chiudere i confini è «profondamente inumana», è una mossa «populista, inefficace», un’idea che cozza contro «gli standard di civilizzazione del mondo democratico». E un’idea, ha aggiunto Bhc, pure irrazionale. Irrazionale perché la Bulgaria – come gran parte dell’Europa orientale – ha un serio problema demografico e potrebbe accogliere senza troppe difficoltà stranieri che, «nella maggior parte dei casi, sono rifugiati» in fuga da fame e guerra, inclusa quella in atto in Siria, persone che «generalmente rispettano la legge» e che sono «in età da lavoro». Persone, 12mila in tutto nel 2013, oggi ospitate in centri d’accoglienza inadeguati, spesso senza acqua e riscaldamento. Ma non tutti condividono le critiche. Il 75% dei cittadini non vuole infatti vedere immigrati nella propria città o nel proprio villaggio, ha rivelato un sondaggio. E il 62% vorrebbe che l’intera Bulgaria serrasse definitivamente le porte ai rifugiati, anche piazzando una bella cancellata di ferro sul “limes” sud-orientale dell’Unione.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Il Piccolo