La Bulgaria allunga il muro contro «islamisti e malati»
Trenta chilometri d’inferriate alte quasi tre metri, già operative, non bastano. Se ne innalzino altre, per miglia e miglia, così da arrestare le orde di extracomunitari forse portatori di pericolose malattie infettive, tra le cui fila si nascondono sicuramente anche pericolosi terroristi in arrivo da Siria e Iraq. Gli accenti e i progetti non sono quelli di qualche leader di un’organizzazione o partitino estremista, ma appartengono al governo bulgaro, presieduto dal premier ad interim, Georgi Bliznashki, giurista, ex socialista, incaricato di traghettare la nazione balcanica fino alle elezioni anticipate del prossimo ottobre. Bliznashki che però sembra non avere alcuna intenzione di limitarsi a lavorare dietro le quinte per condurre Sofia al voto senza scossoni. Lo confermano gli annunci diramati da uomini di potere a lui vicini, come Svetlozar Lazarov, alto papavero del ministero degli Interni. Lazarov che ha annunciato che il suo dicastero, dopo un vertice con il primo ministro, ha avuto luce verde per ritirare fuori dal cassetto una vecchia idea. Quella di estendere su quasi tutta la lunghezza del confine tra Bulgaria e Turchia una “super-cancellata” di sbarre e filo spinato, pensata per bloccare l’afflusso di clandestini in arrivo dalla vicina Turchia.
La nuova «barriera d’ostruzione», così l’ha definita il rappresentante degli Interni di Sofia, dovrebbe snodarsi per 131 chilometri, poco meno della distanza che separa Venezia da Trieste, e ha un costo stimato di quasi 20 milioni di euro. In pratica, se la controversa soluzione anti-immigrati sarà attuata, dei circa 240 chilometri di frontiera bulgaro-turca, solo un’ottantina rimarranno sguarniti, dato che 33 sono già stati sigillati dalla barriera metallica di recente inaugurata nei pressi di Elhovo. E secondo Lazarov, ampliare la barriera è «a lungo termine» la soluzione migliore per «proteggere i bulgari» dalla massa «di un milione di rifugiati» oggi ospitati in Turchia, che sarebbe sul punto di riversarsi nell’Ue via Bulgaria. Cancellata che permetterà al contempo di sollevare dal compito di sorvegliare la frontiera centinaia di poliziotti, reindirizzando il flusso migratorio verso «i check-point» esistenti.
Ancora più esplicita la dichiarazione genericamente attribuita al governo dall’agenzia di stampa Novinite. Il fine dell’allungamento della barriera anti-immigrati è quello di «frenare l’afflusso di rifugiati», di prevenire «l’entrata di terroristi» in Europa, arruolati nelle file dello Stato Islamico, e anche «la diffusione di malattie epidemiche». «C’è il rischio di una importazione del terrorismo» dal Medio Oriente, ha da parte sua attestato il ministro degli Esteri ad interim, Daniel Mitov. Parole che hanno scatenato per ora poche reazioni nel Paese, per Pil il più povero dell’Ue, suo malgrado in prima fila – con scarsi risultati – nell’accoglienza di rifugiati, 11mila arrivati solo l’anno scorso. Eccezione autorevole, quella dell’avvocato esperto in diritti umani, Michail Ekimdzhiev, che ha duramente attaccato il premier Bliznashki - che ha assicurato ieri che «le risorse necessarie al progetto saranno messe a disposizione» -, definendolo indegno di «insegnare Diritto costituzionale» ai suoi studenti. Una proposta come quella messa sul tavolo dal suo governo, basata sull’approccio di «fermare gli immigrati costruendo muri invece che sviluppando metodi efficaci» per espellere chi non ha diritto di rimanere e accogliere chi è in fuga da guerre e persecuzioni, violerebbe infatti «differenti convenzioni Onu e una direttiva Ue», ha denunciato Ekimdzhiev, paventando persino che l’Ue possa aprire una procedura d’infrazione contro Sofia nell’ipotesi che la costruzione dei nuovi 131 chilometri di barriere riceva il definitivo via libera. Ma Bruxelles, se poco o nulla ha avuto da ridire sui primi trentatré chilometri della “grande cancellata” già eretti, difficilmente reagirà questa volta, per dissigillare il suo limes sudorientale.
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