La briscola dei senatori della bocciofila

Dal club dei pensionati alla squadra di calcio al Posto delle fragole viaggio in un rione «dove ogni tanto gira un matto»
Di Nicolò Giraldi
Lasorte Trieste 25/01/17 - Rione S.Giovanni, Corte Fedrigovec, Via S.Donato, Via S.Felice
Lasorte Trieste 25/01/17 - Rione S.Giovanni, Corte Fedrigovec, Via S.Donato, Via S.Felice

di NICOLÒ GIRALDI

Il viaggio nei rioni di Trieste comincia da San Giovanni lungo i vicoli di corte Fedrigovez, dove la città sembra essere un concetto distante anni luce. Ad un tratto compare una scritta “odio il cemento”. Come dar torto all’autore dell’incisione. Una famiglia cinese proprietaria di una sartoria in via Giulia ha affisso un avviso che recita così: «A tre mesi dal deposito, se non ritirati, i vestiti verranno venduti o dati ai più bisognosi». Lavorano dal lunedì al sabato, a volte anche la domenica. Un po’ come faceva la “mussolera” della rotonda del Boschetto, a cui oggi è dedicato un monumento in legno. A cinquanta metri si trova il bar Ispiro di quel Bruno che nel 1949 in maglia rossoalabardata segnò cinque reti contro il Padova. Serie A. Ricordi da collezione.

«No go pazienza con ti» scherza con un cliente la signora che gestisce il bar Sanzio. Di fronte al bancone ci sono alcune slot-machine, due anziani che chiacchierano a bassa voce e Angelina con un cappellino da baseball color arancio che commenta qualsiasi cosa accada. «Il giorno è il regalo più scontato che la vita ci fa, ed è anche il motivo per cui ci scordiamo sempre di ringraziare» sta scritto sulla lavagna in fondo al locale. Monito sulla vita di periferia, più probabile sull’esistenza quotidiana.

Dopo qualche minuto Angelina ricompare nei pressi del capolinea della 12. Quella stessa corriera che porta verso San Pelagio e Capofonte «dove d’inverno quando piove e la temperatura si abbassa la strada ghiaccia. Se non vengono a spargere il sale allora la gente che abita lassù resta isolata» racconta Susanna che cammina con le borse della spesa lungo via delle Cave, nei pressi della vecchia caserma Chiarle. Per un periodo i lavori di ristrutturazione sono stati interrotti. «Radio Baba disi che iera question de soldi, però i ga ricominciado a lavorar ben ultimamente» sempre Susanna. La data di fine lavori «i la ga coverta». Dopo la Seconda guerra mondiale questo edificio ospitò i profughi istriani. Nel corso degli anni venne trasformato nella succursale della scuola Codermatz, l'Ufficio Statistiche del Comune e poi venne abbandonato.

Salire sull’autobus significa entrare in un mondo a parte. Silvio, l’autista, conosce tutti. «È come vivere in paese» dice mentre saluta anche chi cammina lungo le strette vie del quartiere. Sull’autobus si scherza, c’è che si prende in giro, chi chiede come sta la mamma. È come se fosse una bottega a quattro ruote. «Ogni tanto mi pagano il caffè, mi regalano un panettone, lasciano un gelato pagato nella gelateria qui di fronte. Le persone mi vogliono bene. Nella vita conta come ti comporti: se riesci ad essere generoso, ti tornerà indietro sempre tanto» così Silvio subito dopo aver ricevuto una caramella da un signore di mezza età. «È vero che ogni tanto gira qualche personaggio particolare, però con me non scherzano. Gli ho detto che devono comportarsi bene e che non faccio favoritismi a nessuno. Guido io, giusto?».

Vicino a Capofonte alcuni ragazzini giocano a pallone in mezzo alla strada. Nei giorni feriali la 12 sale fino in via Bottacin, all’ingresso nord del parco di San Giovanni. Al Posto delle Fragole Roberto scherza con i clienti. A volte per apporre la x sull’abbonamento del caffè prende una matita gigante. Ogni tanto qualche ospite delle strutture sanitarie entra dentro al bar. Dietro al bancone un grande orologio segna il tempo, che la rivoluzione basagliana ha fortunatamente stravolto.

La chiesa al centro della piazza ha ancora un ruolo importante qui. Sembra di stare in paese. Il giovedì, venerdì e sabato alle 18 e la domenica alle 10 la messa è in sloveno. Ci sono anche le scuole in lingua d’insegnamento slovena. «Qualche anno fa avevano modificato gli orari della ricreazione affinché studenti italiani e sloveni non si incontrassero» mi racconta Jan. «Volavano castagne da una parte all’altra».

Ma come si vive nel rione? «A San Giovanni si vive bene, la gente è gentile e l’atmosfera è piacevole. Le due comunità convivono normalmente» confida Barbara che oltre al gelato vende anche pane e dolci. «È la rappresentazione del pensiero di Basaglia - spiffera un autista degli autobus - perché c’è molta integrazione nel rione. Ogni tanto gira qualche qualche “cofe”, ma per il resto non ci sono grandi problemi».

Chi invece la pensa un po’ diversamente è Adriana la fioraia di via San Cilino: «A causa di qualche tossicodipendente che va in giro la sera ho dovuto modificare l’orario del negozio. Ora, anche se con i clienti della piscina lavoravo bene, chiudo alle 17. La gente del rione? Sono tutti molto gentili. Con loro non ho alcun problema, anzi». Anche l’entrata della Cgil riporta il disagio per i problemi del rione legati soprattutto al deposito degli autobus ormai abbandonato.

L’oratorio Pio XII ha ripreso vigore dopo un periodo di sofferenza, grazie ad alcuni volontari. Dall’altra parte della piazza un signore sulla cinquantina rovista tra i maglioni lasciati sul muretto dietro al contenitore giallo della Caritas. A fianco c’è l’entrata della bocciofila. «Abbiamo circa 130 soci» spiega al telefono Daniele, che gestisce lo spazio. Un luogo che quest’anno festeggia il quarantacinquesimo anniversario della nascita. Chi gioca a scacchi, chi legge il giornale. Poi in fondo alla sala, dove campeggiano grandi stampe della San Giovanni di un tempo, si radunano i “senatori” della bocciofila, in buona parte pensionati. Fa freddo per giocare sul campo, quindi preferiscono le carte. «Per chi la scrivi Lei?» chiede uno di quei signori che non giocano a carte ma se ne stanno in disparte a consigliare, e a esprimere perplessità sulla scelta di giocare o meno la briscola.

Sul campo Attilio Visintini invece i ragazzini del San Giovanni rincorrono quel pallone che anche Federico Maracchi, arrivato finalmente in serie B a Trapani, ha calciato su questo campo molti anni fa. A breve, il Comune dovrebbe far partire i lavori di rifacimento del manto sintetico. Lo sperano soprattutto le ginocchia dei giovani calciatori, visto che il campo così com’è non può più andar. e avanti. Lo spera anche la prima squadra che fatica nel campionato di Promozione regionale: giocare in casa aiuta soprattutto se rappresenti parte della memoria calcistica della città.

(1 - continua)

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