La bora fa “cantare” piazza Sant’Antonio: il progetto diventa virale

Migliaia di “like” e condivisioni per la rivisitazione dell’area studiata dall’architetto triestino Matteo Cainer. «Un tema aperto su cui la città vuole discutere»

TRIESTE Ha collezionato fin da subito migliaia di like, commenti e condivisioni sui social il progetto di “Sant’Antonio musicale”, una rivisitazione della piazza tra alberi, spazi d’acqua e sculture che suonano grazie alle raffiche di vento. A realizzarlo l’architetto triestino Matteo Cainer, che vive e lavora a Londra, dopo una carriera internazionale con tappe a New York, Vienna e in Francia. La sua idea da qualche giorno spopola sui social con tante considerazioni positive. «Un riscontro inaspettato – racconta –: in poche ore le foto e le informazioni sono diventate virali. Anche se non è stato scelto per la vera trasformazione della zona, ho deciso di pubblicarlo sulla pagina Fb del mio studio, dopo gli apprezzamenti ricevuti alla biennale di Pisa».

Il progetto punta su diversi elementi chiave: «Primo tra tutti – dice –, quello di portare il mare nel cuore della città, fino alla chiesa, ripristinando l’elegante specchio d’acqua di una volta. Circondato da gradinate, il bacino può ospitare temporaneamente eventi musicali. E poi le aree verdi creano punti di aggregazione, che cambiano l’aspetto della piazza stessa nel corso dell’anno, colorata di fiori in primavera, tutta verde in estate e con fasce di rosso, giallo e arancio in autunno. E ancora, valorizza le direttrici del tipico vento triestino, la bora, creando luoghi protetti e generando al contempo musica. Da Rossini a Bellini, da Paganini a Ponchielli, tutte le vie che abbracciano sia il canale che la chiesa hanno nutrito il desiderio di portare la musica nel progetto, creando strumenti musicali urbani, sculture che possano essere suonate dal vento e dalle persone. Ultimo elemento, un progetto d’illuminazione innovativo, installazioni che trasformeranno le ombre del giorno in luce notturna».

L’ambizione di Cainer è quella di dar vita a un’oasi in città che susciti emozioni. «Per quanto riguarda i social – conclude –, sono una piattaforma dove l’informazione e le idee viaggiano molto più velocemente. Il fatto che abbia trovato terreno fertile dà una forte indicazione: ha toccato un argomento aperto, vivo, su cui la città vuole e ha bisogno di discutere ancora. Il grande supporto ricevuto mostra un segno di una volontà di cambiamento. Siamo finalmente pronti ad osare?». —


 

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