La bonifica dell’ex Smeriglio, progetto rimasto nel cassetto
GRADISCA. Un edificio rossastro ormai stinto. Una scritta altrettanto sbiadita, “A. Eula”, a ricordare il nome dei proprietari, la famiglia gradiscana di origine ebraica degli Eulambio. E, adesso, anche un tetto a rischio crollo. È l’ex fabbrica Smeriglio, specializzata nella produzione di carta abrasiva. Oggi una decadente cattedrale nel deserto; ieri, un’eccellenza gradiscana: uno stabilimento, quello di via Gorizia, capace di impiegare un centinaio di dipendenti e lavorare con le principali industrie del Nord Italia. Fondata nel 1810, l’azienda era rimasta in funzione fino al settembre 1973. Di quel colosso non rimane che lo sbiadito edificio che fungeva da centralina di alimentazione dello stabilimento. Ora, dopo il parziale cedimento del tetto, lo stabile è stato transennato. La speranza è che non faccia la stessa fine della caserma della Guardia di Finanza, altro pezzo di storia gradiscana che sta visibilmente cedendo di fronte all'incuria e alle intemperie. L’immobile è in realtà di proprietà privata. Coi tempi che corrono non sarà facile prevederne una riqualificazione nel prossimo futuro o un suo reinserimento nel tessuto urbano. Per ora bisogna accontentarsi, ci dicono, del fatto che nessuno si faccia male se l'edificio cederà ulteriormente.
Non resta che sperare nei progetti che riguardano quantomeno l’area retrostante, quella sì di proprietà comunale. Dietro l’ex Smeriglio avrebbe dovuto sorgere l’agognato – soprattutto dagli operatori commerciali e dai residenti - parcheggio a servizio del centro storico. Questa era stata la proposta della holding Sienergie, società padovana a capo delle società Hydra e Domus Brenta. Ovvero la finanziaria che ha acquisito l’ex Torcitura di Sagrado. Chiamata a investire sul territorio isontino, la holding patavina aveva ipotizzato un park all'ex Smeriglio. Accolto tiepidamente, del progetto non si è però più saputo nulla. L’ipotizzato parcheggio all’ex Smeriglio sarebbe un’opportunità, a detta di molti. Anzitutto perché sarebbe realizzato a spese dei privati e quindi a costo zero per la collettività. E poi perché si tratterebbe di un maxi-park da almeno 150 posti, attrezzato con area camper e corriere. Un parcheggio da ricavarsi dopo la bonifica della zona, attualmente a ridosso dell’area arginale e fluviale, e che sarebbe poi collegato alla Porta Nuova e a via Battisti attraverso un ponticello sulla Roggia dei Mulini. Regalando quindi un ingresso alternativo al centro storico, oggi isolato e con una via Battisti intristita quanto a vitalità commerciale. ©RIPRODUZIONE RISERVATA
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