La “beffa” delle buonuscite di Palazzo

M5S denuncia la manovra sulle liquidazioni degli ex. Le trattenute del 5% in busta paga a carico degli eletti sono state abolite
Di Gianpaolo Sarti
Silvano Trieste 31/07/2013 Sala del Consiglio Regionale
Silvano Trieste 31/07/2013 Sala del Consiglio Regionale

TRIESTE. Liquidazioni dei consiglieri tutte a carico di mamma Regione. Dalla nuova legge sui costi della politica, varata la scorsa settimana con voto bipartisan ma fortemente contestata dal Movimento Cinque Stelle, spunta anche questo. Con un articolo striminzito, inserito nel provvedimento, gli eletti di piazza Oberdan si sono tolti la trattenuta mensile del 5% operata sullo stipendio. «Al comma 1 dell’art. 3 della legge regionale 38/1995 – viene precisato nel passaggio che fa riferimento alla normativa in materia – le parole “del cinque per cento” a titolo di contributo per la corresponsione dell'indennità di fine mandato, sono soppresse».

Prima dell’approvazione della legge il sistema della buonuscita d’oro, pensato per il “sostegno al reinserimento” del politico nel mondo del lavoro, funzionava così: il consigliere, chiusa l’esperienza in Regione, riceveva un assegno da 50 mila euro. In pratica si trattava di una paga piena, che ammontava a 10.291 euro lordi, moltiplicata per i cinque anni; cioè tanto quanto dura una legislatura. In caso di rielezione la cifra maturata raddoppiava o triplicava. Ogni mese, però, ciascun componente dell’aula contribuiva con un versamento del 5% e il resto lo metteva la Regione. La quota, alla fine, copriva circa il 60% di quando si incassava al momento di abbandonare la poltrona in piazza Oberdan. Con la nuova legge, invece, tocca all’amministrazione dar fondo alle casse.

La somma che l’eletto riscuoterà tra cinque anni sarà però più bassa, visto che la busta paga è stata ridotta a 6.300 euro lordi a fronte dei 10 mila percepiti in precedenza, e non supererà quindi complessivamente i 30 mila. E potrà arrivare al massimo a 60 mila euro, visto che la norma fissa un tetto di 10 anni sulla base dei quali calcolare il dovuto. Oltre non si potrà più andare, anche in caso di rielezione.

Il Pd difende l’operazione. «Così come abbiamo fatto con l’indennità mensile equiparando la cifra alla paga di un sindaco di un Comune capoluogo (i 6.300 euro lordi, ndr) – spiega il capogruppo Cristiano Shaurli – lo stesso vale per l’indennità di fine mandato. Perché un amministratore locale riceve una mensilità all’anno su un massimo di dieci anni e lo stesso ora vale per noi. Quindi nulla di strano – precisa l’esponente dei democratici – abbiamo semplicemente applicato quanto già avviene per tutti i sindaci d’Italia». I grillini si sono fatti un’altra idea. Già durante i lavori dell’aula avevano cercato di ristabilire la quota del 5% a spese del consigliere; ma l’emendamento, così come tutti gli altri proposti, è stato cestinato dai colleghi. «In proporzione i consiglieri peseranno di più sul bilancio - accusa la capogruppo Elena Bianchi -. Con questa legge hanno fatto in modo che nulla cambiasse per la loro indennità mensile e che la differenza tra il prima e il dopo fosse il più bassa possibile». Shaurli ribatte: «Il M5S– osserva il capogruppo Pd – dimentica quale era la situazione prima: la paga era di molto superiore e si ricevevano 50 mila euro a legislatura, oltre al fatto che la somma veniva moltiplicata per il numero di legislature. Adesso invece abbiamo stabilito un limite di 2 mandati su cui assegnare l’indennità finale. Siamo quindi di fronte a un risparmio certo rispetto al passato». Il sistema, a sentire il Pd, è pensato anche per le future leve del Consiglio. «Ci sono nuove situazioni economiche che investiranno i futuri candidati – rileva ancora il capogruppo – guardiano ai giovani che vogliono entrare in politica: con un contratto a tempo determinato non potrebbero permettersi di cimentarsi in un’esperienza di questo tipo e quindi l’accesso alle cariche sarebbe limitato a chi già gode di una situazione reddituale già favorevole. Per questo servono garanzie». Anche il vicepresidente del Consiglio Igor Gabrovec fa notare che «il sistema va visto nella sua interezza». «Come aveva detto l’assessore Torrenti – rimarca Gabrovec – la nuova legge porterà nel prossimo quinquennio risparmi complessivi per circa 40 milioni di euro, tra tagli alle indennità, vitalizi e risorse ai gruppi».

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