«La Bavisela voleva le firme in bianco sui fogli di pagamento»
TRIESTE
«Avevo lavorato saltuariamente per la Bavisela e per essere pagato ho dovuto firmare alcuni fogli in bianco o solo parzialmente compilati. Quando mi ha convocato la Tributaria, ho capito che ero stato usato».
Sono queste le parole con cui Mario Mardirossian, ricercatore al Dipartimento di Scienze della vita dell’Università, ricorda la sua esperienza con l’associazione fondata da Franco Bandelli e presieduta negli ultimi dieci anni da Enrico Benedetti.
«Nel 2007 ero ancora uno studente e attraverso il Cus (Centro sportivo universitario) avevo accettato la proposta di contribuire all’organizzazione della Maratona d’Europa. Mi avevano offerto 140 euro per spostare le transenne e gestire a un incrocio il flusso dei concorrenti. Lo scorso anno sono stato chiamato in via Giulia, negli uffici della Tributaria. Lì mi hanno chiesto se avevo effettivamente lavorato per la Bavisela e quanto ero stato pagato. Ho risposto che avevo preso 140 euro. Poco dopo l’investigatore che mi stava interrogando mi ha esibito una ricevuta in cui risultava che avevo incredibilmente incassato oltre quattromila euro dalla Bavisela. Sul foglio c’era la mia firma. Vera».
Racconta poi Mardirossian: «Ho fatto un salto sulla sedia. Ero allibito e spaventato. Io tutti quei quei soldi non li ho mai ricevuti dalla Bavisela. Ripeto, ho incassato solo 140 euro e l’ho dichiarato nel verbale d’interrogatorio. Ma allo stesso tempo ho capito quello che mi era accaduto. E penso di non essere stato un caso isolato: anche molti altri ragazzi che avevano lavorato per la Maratona d’Europa si sono trovati di fronte nell’uffiico della Bavisela di via Udine 5 a quei fogli bianchi o compilati solo in parte. Hanno firmato come me in velocità e poi non ci hanno più pensato perché gli organizzatori dicevano che avrebbero provvveduto loro a completare le ricevute. Oggi capisco perché tanti hanno abboccato: per poter lavorare ancora per la maratona e guadagnare qualche soldo.
Mario Mardirossian non poteva sapere che la sua e le altre “ricevute” sarebbero state poi gonfiate a dismisura dai vertici della società sportiva per esser presentate alla Camera di Commercio, nel rendiconto delle spese sostenute dalla Bavisela. Questo rendiconto ideologicamente falso, aveva aperto la via, secondo l’accusa, a un finanziamento di centomila euro. Appena concluso l’interrogatorio Mariio Mardirossian aveva presentato querela contro chi aveva tradito la sua buona fede. Era il 12 maggio del 2010 e la sua iniziativa aveva innescato una serie di reazioni a catena. Infatti anche altri collaboratori della Bavisela erano stato interrogati in via Giulia confermando il racconto del ricercatore universitario. La Camera di Commercio aveva comunicato ai vertici della Bavisela che il contributo poteva esser erogato solo di fronte alla presnetazione di “un rendiconto analitico delle entrate e delel spese sostenute, sottoscritto dal legale rappresentante, nonchè daui documenti di spesa”.
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