La “battaglia sulla doc” esplode a Vinitaly

Zaia accusa il Friuli Venezia Giulia di boicottare la richiesta per il Pinot grigio Bolzonello: «È in campagna elettorale. Servono ancora degli approfondimenti»
Sergio Bolzonello inaugura con un brindisi lo stande del Fvg a Vinitaly (Foto F. Gallina)
Sergio Bolzonello inaugura con un brindisi lo stande del Fvg a Vinitaly (Foto F. Gallina)

INVIATO A VERONA. Doc o non doc? Comunque qualità, sempre. Il Friuli Venezia Giulia viene quasi messo al muro da Luca Zaia. Il governatore del Veneto, in fase di inaugurazione di Vinitaly, dedica tutta la parte finale di un discorso che, in pratica, equipara la sua regione alla California (siamo sotto elezioni o no?), al tormentone del momento: la richiesta della doc del Pinot grigio interregionale, anzi triveneta. Una pratica che, a suo avviso, sarebbe praticamente fatta se non ci fossero delle resistenze proprio in Friuli Venezia Giulia.

Possibile? Il vicepresidente della Regione e assessore alle Attività produttive Sergio Bolzonello non ha neanche finito di tagliare il nastro, metaforico, dello stand del Friuli Venezia Giulia (che, detto per inciso, dopo anni di “Violinocrazia” riporta finalmente il nome della regione per esteso…) che già si trova investito del problema: «Dobbiamo fare ancora dei ragionamenti. Zaia ha messo al centro del suo discorso il Veneto, spingendo sull’acceleratore, anche perché probabilmente con la campagna elettorale in casa fra qualche mese ha voluto lanciare un messaggio al suo mondo vitivinicolo. Vinitaly però è la più grande manifestazione italiana e anche mondiale del vino e forse era bene parlare a un pubblico più vasto di quello veneto».

Gianfranco Gallo delle “Vie di Romans”, con ancora in mano il prestigioso Premio Cangrande appena ricevuto, fa capire in sostanza che la questione delle doc, a prescindere dalle singole posizioni dei produttori, deve comunque venir affrontata per tempo. Per evitare che vada a finire come il Tocai, aggiungiamo noi.

In fondo, Paolo Stefanelli, direttore dell’Ersa, aveva appena tratteggiato il quadro di un comparto in salute, se non proprio esplosivo. Centottanta aziende del Friuli Venezia Giulia presenti, una superficie agricola vitata addirittura del 78% contro il 50% (o poco più) nazionale, l’export in confortante aumento. «Il nostro filo conduttore è la qualità e questo - afferma Bolzonello - deve essere al centro di ogni ragionamento vitivinicolo. Mi fa particolarmente piacere annunciare che già da giovedì sarà operativo un altro tavolo per aggiungere un ulteriore impulso al settore». Fin troppo facile intuire di cosa si parlerà, della “doc”. Già, ma quale?

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Mentre una percentuale comunque di minoranza dei produttori in effetti è tiepida sul possibile nuovo status, l’altra spinge per non perdere il treno. Alla base delle perplessità, more solito, la differenza qualitativa tra i prodotti. A dirla tutta, il nostro Pinot è il migliore. E intrupparlo nel caravanserraglio dell’interregionalità potrebbe rivelarsi un clamoroso autogol. «Io, in qualità di presidente del Consorzio produttori del Collio - interviene Robert Princic - non posso certo oppormi a una doc, anche se per noi collinari è un problema relativo… È un passo importante, ma logica vorrebbe che procedesse di pari passo con la concessione della Doc Friuli». Un problema scottante, in effetti, di cui si parla da più di una decina d’anni, senza che si sia registrato nessun sostanziale passo in avanti. «In effetti - annota Valneo Livon dell’azienda omonima - la vera priorità è quella della Doc Friuli, mantenendo anche l’Igt Venezia Giulia. Mi chiedo quale senso abbia avere tutti questi consorzi senza far conoscere il Friuli Venezia Giulia al di fuori dei nostri confini. Si può, dopo un’attenta riflessione, anche aprire alla Doc interegionale del Pinot grigio, a condizione, però, che le tre regioni si trovino in condizioni assolutamente paritarie».

Quello scarso appeal internazionale, in effetti, sembra aver sollecitato anche l’intervento di Gallo. Che parla di «trovare un momento di coesione e sincerità, garantire virtuosi e meno virtuosi, nell’ottica di sostenerci sui vari mercati». Marco Fantinel, molto meno diplomatico, va all’osso della questione: «Se credi nel territorio valorizza la tua Doc, se invece ti lamenti e fai le Igt, di cosa stiamo parlando?!? Il Friuli Venezia Giulia deve aprire gli occhi e non vivere di provincialismi e gelosie. Vogliamo usare l’ultimo esempio? Agganciarsi al Prosecco per noi ha generato solo vantaggi, ma solo pochi li cavalcano. Fosse per me vorrei una Docg sul Prosecco, una Doc di collina, una Doc Friuli e una Doc di ricaduta Venezia Giulia...». Detto da uno che nel 2014 ha aumentato del 42% l’export di tutta la gamma, c’è da pensarci.

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