La battaglia delle cozze infiamma il golfo di Pirano

Il ministro degli Esteri Erjavec invia una nota diplomatica di protesta ai croati: nel mirino un'azienda che ha ampliato la sua area di allevamento

La Croazia vuole prendersi il golfo di Pirano, una cozza alla volta. L'ultimo capitolo dell'annosa diatriba che divide Zagabria e Lubiana sul confine marittimo ancora da tracciare potrebbe sembrare a prima vista ridicolo. Ma nel contesto di una controversia internazionale che dura da un quarto di secolo e su cui si è espresso anche un tribunale d'arbitrato, la questione degli sconfinamenti dei molluschi croati in acque slovene diventa improvvisamente seria.

Innanzitutto, i fatti: il ministro degli Esteri sloveno, Karl Erjavec, ha annunciato ieri che il suo governo invierà una nota diplomatica di protesta ai dirimpettai ex-jugoslavi, dopo che un'azienda istriana (croata) di produzione di cozze ha ampliato la sua area di allevamento, penetrando impunemente nella acque slovene. O, per essere più precisi, nelle acque che Lubiana considera essere slovene, perché, come detto, tra i due stati manca un accordo su dove si trovi il punto esatto che divide le onde dell'Alto Adriatico in due aree di competenze. «Le attività croate nel golfo di Pirano sono inutili ed irresponsabili. La Croazia non sta mostrando una buona volontà per risolvere le questioni ancora aperte e perciò esprimiamo il nostro disappunto», ha affermato il ministro Erjavec.

L'accusa è dunque che Zagabria abbia autorizzato esplicitamente l'invasione di cozze per mettere Lubiana di fronte al fatto compiuto (una volta fatti avanzare i molluschi, quale tavolo diplomatico potrebbe modificare il confine marittimo?). «Questa volta, l'espansione dell'allevamento di cozze è stato approvato dal governo croato, cosa che mostra a che punto (il governo croato, ndr.) non capisca che l'accordo di arbitrato va rispettato», ha dunque dichiarato il capo della diplomazia slovena, sottintendendo che i precedenti sconfinamenti dell'impresa istriana (fondata nel 1988) erano avvenuti senza il beneplacito ufficiale di Zagabria.

«La Slovenia ha sempre risposto a questo genere di situazioni con una nota diplomatica, cosa che faremo anche questa volta e parleremo pure con dei professionisti legali», ha concluso il ministro. La diversità di opinioni sulla questione rimonta ai tempi della dissoluzione della Jugoslavia, quando i due stati si trovano per la prima volta costretti a definire un confine internazionale nel golfo di Pirano. Lubiana richiede un accesso alle acque internazionali, ma si scontra con la contrarietà di Zagabria. Da allora, diversi negoziati e proposte di carte sono naufragati negli anni, fino all'ultimo arbitrato internazionale, a cui la Croazia ha accettato di sottoporsi in cambio dell'ok della Slovenia al suo ingresso nell'Unione europea.

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