La battaglia Croazia -Ungheria per il petrolio Ina
Budapest decisa a comprare l’azienda. Attesa per il verdetto Usa
TRIESTE La procedura di acquisizione degli atti e il dibattimento tra l'azienda energetica ungherese Mol e la Croazia è stata completata. L'International Center for the Settlement of Investment Disputes (Icisd) a Washington emanerà la sentenza al più tardi entro giugno. Gli ungheresi chiedono alla Croazia un risarcimento di 1 miliardo di dollari per complicazioni e molestie nel passaggio di proprietà dell’azienda petrolifera Ina, mentre i croati si oppongono. È chiaro che la vicenda oggi, alla luce della guerra in Ucraina, assume un significato tutto particolare e rientra nel risiko dello sfruttamento delle risorse energetiche sempre più care perché sempre più rare.
La storia di come questa azienda croata sia finita sotto il completo controllo della Mol ungherese è complicata. Ed è diventato ancora più complicata da quando un tribunale croato ha ritenuto l'ex primo ministro Ivo Sanader un profittatore di guerra che ha venduto la croata Ina a una società ungherese per una tangente.
La procedura dinanzi all'Icsid, un istituto di arbitrato internazionale istituito nel 1966 per dirimere controversie e riconciliare investitori e Paesi internazionali, è stata avviata nove anni fa da Budapest, che afferma che la Croazia non ha rispettato gli obblighi concordati ai sensi del Central Business Agreement. Gli ungheresi hanno nominato William Park, professore alla Boston University, come "loro" arbitro, e i croati invece Brigitte Stern, professoressa di diritto internazionale. Ci sono state più di duecento udienze. Con parcelle e note spese stellari.
Lo Stato croato ha già perso uno degli arbitrati nel procedimento contro la Mol ungherese dinanzi alla Commissione delle Nazioni Unite sul diritto commerciale internazionale a Ginevra e la sua richiesta di annullare gli accordi firmati sull'acquisizione dell'Ina con la Mol ungherese è stata respinta. La Croazia ha dovuto pagare 14,5 milioni di euro alla società ungherese sulla base di una decisione del tribunale del 2016. Il governo di Andrej Plenković ha recentemente chiesto una revisione di questo lodo arbitrale. Il motivo è stata la decisione della Corte suprema croata, che ha confermato il verdetto di primo grado contro l'ex primo ministro e primo ministro dell'Hdz Ivo Sanader e il presidente del gruppo ungherese Mol Zsolt Hernádi per aver accettato tangenti. Il governo di centrodestra di Andrej Plenković ha così aperto un nuovo capitolo nella battaglia legale con gli ungheresi per l'ammiraglia energetica della Croazia, ovvero la società Ina. A proposito: oltre ai diritti di gestione, la Mol ungherese ha quasi il 50% e la Croazia il 45% di Ina. Questa complicazione non è stata finora a buon mercato. I dati ufficiali mostrano che le spese legali della Croazia finora per l'arbitrato nel procedimento contro il gruppo energetico ungherese ammontano a 30 milioni di euro. Inoltre, è noto (dati forniti ai media croati dal Dipartimento di giustizia degli Stati Uniti) che 21.173.825 di dollari sono stati pagati dal bilancio croato allo studio legale americano Squire Patton Boggs, che ha rappresentato la Croazia nei procedimenti arbitrali nel 2015 e nel 2017. Incluse nel prezzo sono anche la consulenza e le attività di lobbying.
Possedere una raffineria o un impianto di rigassificazione oggi è come avere un tesoro e la Croazia, il primo, se l’è giocata per uno sporco pugno di milioni di euro. —
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