La basilica paleocristiana di Trieste chiusa “per acqua”
TRIESTE È acqua in una chiesa, ma non è santa. Tutt’altro. Da ieri, La Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio del Friuli Venezia-Giulia, in qualità di proprietario per conto del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, ha disposto la temporanea chiusura della Basilica paleocristiana di via Madonna del Mare per problemi relativi ad infiltrazioni di acqua all’altezza del pianerottolo di accesso al seminterrato, dove sono collocati i pavimenti musivi della Basilica. Tali infiltrazioni si sono, infatti, ultimamente aggravate creando problemi di sicurezza alla fruizione del sito. Che , per la cronaca, era aperto solo una volta alla settimana e per sole due ore (il mercoledì dalle 10 alle 12) oltre alla prima domenica del mese.
Le indagini per stabilire la causa dell’infiltrazione sono già in corso da parte di personale tecnico della Soprintendenza che ha disposto un’ulteriore verifica di provenienza delle acque per poter poi procedere al risanamento mediante lavori strutturali. L’edificio basilicale, infatti, è inserito tra il vecchio percorso dell’acquedotto romano ed un corso d’acqua sotterraneo che probabilmente sfociava in piazzetta Santa Lucia, come si evince dall’inquadramento topografico georeferito delle strutture archeologiche, uno studio commissionato dalla Soprintendenza proprio per avere un quadro chiaro della situazione già riportata in una mappa del 1815.
La sua scoperta risale alla prima metà dell’800, ma fu riportata alla luce soltanto agli inizi degli anni’60 del secolo scorso. Nel 1963, infatti, alcuni operai del Comune di Trieste rinvennero, alla profondità di due metri dal suolo, un frammento musivo policromatico. Le ricerche rivelarono che l’edificio rinvenuto era una basilica paleocristiana situata non lontano dal mare, in una zona, in epoca romana e poi cristiana, cimiteriale. Non si sa a chi fosse dedicata originariamente la chiesa, ma è ipotizzabile che possa essere stata intitolata alla Vergine, alla quale è sicuramente dedicata la chiesa di Sancta Maria ad Mare che la sostituì nel Medioevo e che fu soppressa nel 1784 da Giuseppe II. Si tratta di un edificio a croce latina con abside poligonale, costruito in due fasi, tra l’inizio del V e l’inizio del VI secolo. Una peculiarità del suo tappeto a mosaico più recente è l’abbondanza di iscrizioni tracciate con le tessere nel pavimento stesso: esse riportano i nomi e le professioni di quattordici benefattori, nonché la superficie di mosaico da loro donata alla comunità; tra di loro spiccano soggetti di rango senatoriale e personaggi legati all’economia locale, anche di origine orientale.
La basilica era caratterizzata in antico dalla presenza delle ossa di uno o più martiri, di cui si ignora l’identità, il che la rendeva uno dei centri aggregativi più rilevanti della prima comunità cristiana tergestina. Si spera che a breve gli attuali problemi possano dirsi “acqua passata”.
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