La base grillina al senatore Battista: «Non sei più dei nostri, ora lascia il seggio»

Sfiducia doveva essere e, alla fine, sfiducia è stata. La conclusione era già nelle premesse: la condanna era stata scritta prima ancora d’essere discussa. La scure della base del Movimento 5 Stelle targato Friuli Venezia Giulia si è abbattuta come previsto su Lorenzo Battista. La richiesta degli attivisti è che il senatore triestino lasci il suo posto in Senato. La richiesta è più che altro un atto simbolico che non può avere conseguenze pratiche se non aumentare la pressione sull’ex pentastellato.
Battista era già stato espulso dai grillini per volere della rete a fine febbraio. A rigore, per lui le decisioni prese all’interno del M5S non hanno più alcun significato. Per aver criticato Grillo, con lui erano finiti prima nel mirino dei cinquestelle, poi erano stati cacciati dal movimento, i colleghi Luis Alberto Orellana, Francesco Campanella e Fabrizio Bocchino. Dei circa 43mila militanti che allora si erano espressi via web, 29mila avevano votato a favore del loro allontanamento. Mentre a Roma i parlamentari aveva potuto esprimersi sui singoli casi, su internet i quattro imputati sono stati esposti al giudizio popolare nazionale in un blocco unico. Nessuna possibilità di distinguere: o tutti colpevoli o tutti innocenti. A prevalere era stata la linea dura.
Battista si era difeso dicendo che il “suo” territorio era ancora con lui.
Se fino a ieri pomeriggio c’era spazio per il dubbio, con la mozione di sfiducia discussa durante l’incontro regionale organizzato a Gradisca d’Isonzo, il movimento ha ora preso una posizione decisa recidendo in maniera definitiva ogni legame con il senatore. La sentenza è arrivata al termine di un confronto fiume dove le posizioni di chi era pro-Battista e di chi era contro-Battista sono state nette. Il nervosismo si è fatto palpabile in più di un’occasione e alla fine il senatore è stato sfiduciato per alzata di mano con 32 voti contrari, 7 favorevoli e 9 astenuti.
Alla votazione non hanno partecipato i deputati Walter Rizzetto e Aris Prodani che, nel tentativo di difendere il collega parlamentare, sono diventati a loro volta oggetto di attacchi. Il loro voto non avrebbe cambiato le cose, ma all’indirizzo di Rizzetto, in particolare, sono state rivolte critiche dure. Dalla platea a un certo punto si è sollevato anche un «Difendi l’infame». A riunione conclusa, mentre Prodani non ha voluto rilasciare dichiarazioni, Rizzetto ha ribadito quanto aveva già espresso in altre occasioni. «A me sembra un passaggio tecnicamente inutile, è un autogol perché Lorenzo Battista è già fuori dal Movimento 5 Stelle». Precedentemente Rizzetto aveva ricordato che l’aula del parlamento accetta le dimissioni di un senatore solo in casi estremi come, ad esempio, i gravi motivi di salute. Ecco dunque perché la mozione rimane simbolica.
La presidente del gruppo consiliare regionale dei cinquestelle Elena Bianchi ha criticato Battista per non essersi mai confrontato con la base dei meet-up e, a proposito dei presidi territoriali, la questione del senatore triestino ha avuto risvolti anche a livello locale con un terremoto che ha di fatto spezzato in due il meet-up “Bisiacaria in movimento” provocando minacce di secessione.
Nota positiva della riunione è stata l’apertura dei pentastellati alla stampa. Nonostante la diretta streaming, inizialmente l’incontro avrebbe dovuto svolgersi a porte chiuse. Dopo l’osservazione di una giornalista sull’incoerenza della situazione, il movimento ha democraticamente deciso di mettere ai voti l’ammissione alla riunione della stampa e i cronisti hanno potuto seguire dal vivo i lavori.
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