La base dell’Antartide rivivrà nel giardino dell’istituto Malignani

CERVIGNANO. È l’evento del giorno per Cervignano. Sarà inaugurata questa mattina, alle 10, la ricostruzione della stazione di ricerca scientifica “Giacomo Bove”, prima base di ricerca scientifica italiana in Antartide, lasciata nell’incuria e nell’abbandono per oltre 42 anni. Il progetto, sviluppato dagli alunni dell’Iti Malignani 2000, con la supervisione del professor Julius Fabbri, docente di scienze e geografia economica e presidente dell’associazione culturale Antartica, ha come obiettivo il recupero e la conservazione della memoria storica del sito.
Il nuovo “Memoriale Nazionale dell’Antartide di Cervignano” è l’unico caso italiano di conservazione ex situ di un’area italiana in Antartide. Il fine è rendere omaggio ai tanti esploratori friulani e del Nordest. L’inaugurazione del centro visite, che sarà aperto al pubblico, è prevista, come detto, alle 10, nel giardino del Malignani, alla presenza di numerose autorità nazionali e internazionali.
Tra gli ospiti, oltre al sindaco, Gianluigi Savino, ci saranno Marcello Manzoni, pioniere dell’esplorazione antartica, e Renato Icilio Finetti, docente di geofisica applicata all’Università di Trieste. Parteciperanno anche i pochi esploratori che costruirono la base.
«La base Giacomo Bove – spiega Fabbri – fu inaugurata nella Penisola Antartica il 20 gennaio 1976. Le poche pietre rimaste sono state lasciate nell’incuria per oltre 42 anni. L’idea di recuperare la memoria della base italiana nasce da un concorso Unesco, al quale si sono iscritte alcune classi dell’Isis Bassa friulana. L’iniziativa è patrocinata dal Fai Trieste, Unesco Udine, Comune di Cervignano, Ana e Anmi. I volontari della Protezione civile hanno aiutato gli studenti a caricare le pietre, fornite dall’imprenditore Ermes Godeassi». Il “Nuovo Campo Bove” ospiterà pannelli illustrativi, donati dalla Tecno Giemme di Trieste, diorami, plastici e anche una stazione radio.
«Quello che mi ha spinto a fare qualcosa di concreto – aggiunge il docente – è la constatazione che il sito originale si sta degradando senza che alcuna autorità faccia alcunché. La base era dotata di laboratori, di una biblioteca, cucina con dispensa, bagno, soggiorno e dormitori con 14 posti letto». Il progetto non ha ricevuto finanziamenti pubblici. «Gli unici capitali – assicura – sono privati, personali o di qualche mecenate. L’obiettivo è sensibilizzare il Ministero affinché voglia inoltrare la richiesta d’istituzione del nuovo Historic Site and Monuments in Antartide, domanda da inviare al “Trattato Antartico” , una proposta che l’associazione Adri-Antartica ha già trasmesso e che la Farnesina ignora da 10 anni».
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