La barca affondata nel ’17 che portava i cannoni sull'Isonzo

Al largo di Grado riemerge dall'oblio del mare il relitto di un’unità dell’Operazione Aquädukt: a 10 metri di profondità ci sono i resti di un convoglio partito da Trieste carico di munizioni e armi destinate al fronte

Riemerge il trabaccolo che portava i cannoni sull'Isonzo

GRADO . A un secolo dal suo affondamento riemerge dall’oblio del mare un’imbarcazione della flottiglia impegnata durante la Prima guerra mondiale nell’Operazione Aquädukt, il sistema di convogli che partivano da Trieste e attraversavano il golfo per rifornire le truppe austroungariche in prima linea sull’Isonzo. Circa due miglia al largo di Grado, a dieci metri di profondità, è stato ritrovato il relitto di un trabaccolo che trasportava un cannone da marina da 15 cm L/40 con i suoi accessori e le munizioni, e che naufragò nel novembre del 1917 a causa di un’improvvisa burrasca.

L’imbarcazione si presenta capovolta e semisepolta nella sabbia del fondo, in cento anni il mare ha mangiato il legno della chiglia lasciando a vista il carico stipato al suo interno: centinaia di proiettili di vario calibro, sia il munizionamento del cannone (questo sepolto sotto la sabbia), sia munizioni per armi leggere. L’immediato intervento della squadra di Venezia dei sommozzatori della Polizia di Stato ha permesso di confermare l’epoca del relitto: si tratta dell’unica testimonianza rimasta di quella che è conosciuta agli storici appunto come Operazione Aquädukt, vale a dire l’istituzione di una flottiglia lagunare da parte dell' Armeeoberkommando, l'Alto comando dell'esercito austriaco con sede a Trieste, che durante la Grande guerra svolse compiti di difesa costiera e approvvigionamento delle forze impiegate al fronte e lungo i corsi inferiori dei fiumi.

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La scoperta è avvenuta, casualmente, durante un’immersione scientifica nell’ambito delle riprese subacquee, effettuate da Stefano Caressa, per il documentario “Le trincee del mare”, dedicato al primo conflitto mondiale in Alto Adriatico, documentario prodotto dalla sede regionale della Rai a cura di chi scrive queste righe e di Luigi Zannini, che firma anche la regia (sarà presentato in anteprima alla mostra “Il mare dell’intimità” in allestimento a Trieste). Immediata la segnalazione alla questura di Gorizia che ha mobilitato la Squadra sommozzatori della Polizia di Stato di Venezia, impegnati in questi giorni a Monfalcone nei servizi di ricognizione e sorveglianza per il varo della nave Seaside della Msc. I sommozzatori sono intervenuti a bordo di una motovedetta della Sezione Nautica della Polizia di Stato di Trieste.

Il relitto appartiene a un trabaccolo - la tipica imbarcazione da pesca e da carico dell’alto Adriatico - che faceva parte di un convoglio trainato dal vapore “Kvarner” della flottiglia lagunare. Verso la metà di novembre del 1917 una violenta burrasca da Sud-Ovest sorprese il convoglio spezzando i cavi di traino e facendo affondare il trabaccolo, che trasportava oltre alle munizioni un cannone da marina, mentre altre due imbarcazioni si arenarono davanti Grado. Non ci furono vittime. I resti oggi in fondo al mare sono quelli dell’imbarcazione perduta, e il cannone che trasportava con ogni probabilità giace sepolto sotto lo scafo.

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La flottiglia lagunare di Trieste nacque nel dicembre del 1915, quando il Comando supremo dell’armata ordinò la formazione di squadre navali con compiti di scorta ai rifornimenti e difesa costiera. Fu il comando distretto marina di Trieste a stilare un piano di fattibilità per la nuova formazione navale, con un gruppo di programmazione diretto dall’ammiraglio Alfred von Koudelka. Il comando della flottiglia fu affidato a un ufficiale di Stato Maggiore della Marina, mentre i marinai, per non gravare sul personale della flotta, vennero reclutati fra la milizia territoriale, il Landstrum, battaglione della riserva composto da uomini non più formalmente idonei alla leva. Per pilotare le unità, invece, vennero reclutati pescatori e altre persone con un minimo di competenze marittime. Considerati gli scopi di supporto logistico, difesa costiera, scorta ai convogli, la flottiglia era composta da cannoniere, rimorchiatori, motolance armate e tender.

Tutte unità ricavate, dopo essere state requisite, da vapori, piroscafi, imbarcazioni da pesca che nell’arco di due settimane vennero rinforzati, blindati, armati e riverniciati. Allestito il naviglio e addestrato il personale, la flottiglia lagunare di Trieste entrò in azione nel maggio del 1916. Al progetto operativo era stato assegnato il nome di copertura Aquädukt (acquedotto), nome utilizzato per tutti i movimenti e i provvedimenti che dovevano riguardare l’ambito della flottiglia. Per ragioni di sicurezza era proibito nel modo più assoluto l’uso della denominazione k.u.k. Lagunenflottille. I convogli di rifornimento caricavano nel porto di Trieste munizioni, armi, benzina, vettovaglie, reparti destinati al fronte, e tornavano indietro carichi di feriti e soldati in licenza. L’unità di uno di questi convogli, partita stipata di munizioni e di un cannone verso la linea del fronte nel novembre di un secolo fa, riappare adesso con tutto il suo carico destinato a una guerra che, nel fondo del mare, improvvisamente non sembra più così lontana.

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