«L’1% del bilancio regionale alla spesa corrente della cultura»

Il neo assessore Torrenti fissa l’obiettivo del medio periodo «E per ridurre i costi musei in rete e cartelloni più lunghi»
Di Marco Ballico
Lasorte Trieste 06/05/13 - Nuova Giunta Regionale,
Lasorte Trieste 06/05/13 - Nuova Giunta Regionale,

TRIESTE. Le risorse non abbondano. Ma Gianni Torrenti, neoassessore alla Cultura, non si prepara a una politica al risparmio. A fare la differenza, sostiene, «sarà l’aggregazione». Basta con i doppioni, le orchestrine che si fanno le scarpe, l’assalto alla diligenza in aula in tempi di Finanziaria. Torrenti, presidente del Miela di Trieste, pensa a stagioni teatrali più lunghe, a un approccio «più contemporaneo» nei testi, a una rete museale, al recupero di settori, come quello della fotografia, «ingiustamente abbandonati».

E le tabelle, le famigerate tabelle?

Ci saranno soggetti beneficiati stabilmente dalla Regione, ma sempre monitorati.

Il tema delle risorse è centrale. Ne avrà a disposizione già in assestamento?

Lo scoprirò il 27 maggio, giorno di un incontro preliminare sulla manovra estiva. Ma sin d’ora credo ci sarà ben poco e quel poco sarà indirizzato al lavoro, anche nel campo della cultura ovviamente. Una vera politica culturale potrà essere sviluppata dalla Finanziaria di fine anno.

L’obiettivo è di distribuire l’1% del bilancio?

L'obiettivo è arrivare all'1% del bilancio da assegnare alla spesa corrente della cultura. Quali i pilastri della sua politica?

Norme e strumenti dovranno favorire l’aggregazione e la sinergia dei soggetti. Ce ne sono troppi e non è più possibile accontentare tutti. Non è solo una questione finanziaria, ma di approccio. Vorrei che ci si tornasse a parlare, a confrontarsi, che si mettesse da parte ogni atteggiamento autoreferenziale. Muoverci in prospettiva internazionale è pure indispensabile. Infine una nuova legge, quando avremo chiaro il nuovo assetto istituzionale.

Lei è uomo di teatro. Partiamo da qui.

Intendo dare stabilità al sistema ma verificandone la qualità. Servirà innovazione nei testi e nelle stagioni. Non mi muoverò mai da direttore artistico ma la mia idea è che ci si debba riferire di più al contemporaneo per rispondere meglio al pubblico più giovane. E poi penso a teatri aperti più a lungo per due esigenze: il risparmio e, in primis, la soddisfazione degli spettatori.

Modificherà la legge sui musei?

È un testo superato, ci lavoreremo da subito. L’obiettivo è avviare progetti di rete. I biglietti andranno acquistati in modo collettivo, non ci dovranno essere gelosie, i visitatori si potranno scambiare. Senza trascurare l’accesso “virtuale” sulla rete e la valorizzazione di dimore, castelli, giardini, sia dal punto di vista ambientale che del singolo bene.

Che ne sarà di Villa Manin?

Va appunto esaltata la bellezza del posto. Oggi è solo una scatola espositiva.

Enzo Cainero ha messo a disposizione il mandato.

L’ha fatto anche Lorenzo Pelizzo al Mittelfest. Gesti apprezzabili.

Li sostituirà?

A Villa Manin deve finire il tempo della straordinarietà. Ma non cambierò a prescindere i referenti della passata legislatura. Prima costruiremo i progetti, poi sceglieremo persone che credano in quei progetti.

La cultura è stata spesso occasione per una distribuzione “elettorale” delle risorse. Che cosa cambierà?

Innanzitutto gli operatori meritano la sicurezza delle risorse. Li finanzieremo pluriennalmente, monitorando costantemente i risultati. Non voglio essere uomo solo al comando e per questo ho già riattivato il tavolo con assessori provinciali e dei Comuni capoluogo. Assieme a loro ragioneremo sull’associazionismo, patrimonio prezioso ma che deve essere accompagnato da meccanismi di finanziamento più razionali.

Riesumerete le tabelle?

Il nome può fuorviare. Sono diventate quasi un insulto. Dimentichiamoci il passato e pensiamo a individuare un albo di soggetti di valenza regionale cui far conoscere per tempo le risorse a disposizione. L’importante è che tra giunta ed eletti ci sia la condivisione di una visione culturale che superi le gelosie territoriali.

Una cultura in senso turistico è possibile?

È auspicabile e ha grandi potenzialità. La volontà è di condividere un progetto con il collega Bolzonello. Non penso a eventi fatti per i turisti quanto a una prospettiva più ampia di valorizzazione e promozione delle nostre eccellenze teatrali, cinematografiche, museali, archeologiche, paesaggistiche per attrarre persone da lontano. E, per questo, sarà fondamentale la realizzazione del Piano paesaggistico.

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