Kosovo, Kurti dopo la vittoria evoca la “Grande Albania”

Il leader del movimento che si è imposto alle elezioni: mercato comune e commissioni unificate su affari esteri e altri temi. Belgrado in allarme
Albin Kurti saluta i sostenitori fra bandiere albanesi la scorsa domenica, giornata in cui si è votato in Kosovo
Albin Kurti saluta i sostenitori fra bandiere albanesi la scorsa domenica, giornata in cui si è votato in Kosovo

TRIESTE Se veramente il buon giorno si vede dal mattino, non saranno anni facili, quelli che si prospettano nei Balcani e in particolare sull’asse tra Serbia, Kosovo e Albania. Lo confermano le prime mosse di colui che appare come il più probabile candidato a occupare la poltrona di primo ministro in Kosovo, Albin Kurti, leader di Vetevendosje (Autodeterminazione), uscito vittorioso dalle elezioni anticipate di domenica scorsa.

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Albin Kurti


Kurti ha subito tirato fuori dal cilindro un suo antico cavallo di battaglia, che rischia di incendiare nuovamente gli animi. Si tratta dell’unificazione tra Kosovo e Albania, uno scenario che Kurti ha nuovamente evocato parlando con i media di Pristina, commentando il percorso d’integrazione europea dei Balcani e soprattutto di Kosovo e Albania. Quella è la strada giusta, certo, ma «l’unificazione nazionale degli albanesi non può avvenire nella Ue», ha spiegato Kurti. Quando sarà issata la bandiera blu a dodici stelle «ci uniremo a danesi, austriaci e spagnoli», ma qualcosa va fatto prima. Prima bisogna arrivare «qui», sul territorio «a una unione» vera tra albanesi ora separati dai confini.

Come farlo? Kurti non è entrato troppo nei dettagli, ma ha parlato di creazione di «un mercato comune» tra Kosovo e Albania, di un «registro congiunto delle imprese», di «commissioni unificate su affari esteri e altri temi». E ha poi promesso che, «da premier», si batterà per un avvicinamento sempre più marcato a Tirana. «Avremo accordi, non solo fotografie» di gruppo con i leader del Paese delle aquile, disegnando metaforicamente quella che a Belgrado è stata letta, dai media moderati, come una chiamata a una «confederazione» tra Kosovo e Albania – oppure a «una federazione sul modello tedesco», ha riportato l’attenta Tv regionale N1 - dai tabloid filogovernativi come un nuovo e pericolosissimo appello «alla Grande Albania», lo spauracchio che sempre intimorisce la leadership serba. Una lettura, quest’ultima, che è stata suffragata anche dai primi problemi diplomatici del probabile nuovo premier, che ha incontrato nel suo ufficio di Pristina gli ambasciatori tedesco e americano, che hanno significativamente preferito – a differenza di quello norvegese - non farsi fotografare con il leader di Vetevendosje con sullo sfondo la bandiera albanese – non quella blu di Pristina – che fa bella mostra di sé nel suo gabinetto.

Le prime mosse di Kurti – assieme al suo annuncio che la Sprska Lista, espressione degli interessi di Belgrado in Kosovo, sarà probabilmente esclusa dalla futura maggioranza – tengono sulle spine la Serbia. «Chi incontra una persona che vuole essere premier a Pristina e si fa ritrarre con la bandiera albanese legalizza l’idea della Grande Albania», ha denunciato il ministro degli Esteri serbo Dacic. Kurti ha dedicato la sua vita alla «creazione della Grande Albania», ha sbottato il ministro della Difesa serbo, Aleksandar Vulin. L’ex dissidente anti-Milosević è un «ostacolo» al dialogo, ha ammonito pure il numero uno del comitato parlamentare serbo per il Kosovo, Milovan Drecun, che ha invitato gli Usa ad alzare la voce con Pristina. Probabilmente lo hanno già fatto, dopo lo sbarco ieri in Kosovo del nuovo Inviato speciale di Trump, Richard Grenell, che oggi sarà a Belgrado, con l’obiettivo – quasi impossibile al momento – di far ripartire il dialogo. —


 

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