Kosovo e Serbia litigano anche sul telefono

Sul tavolo a Bruxelles il nuovo prefisso internazionale da assegnare a Pristina divenuta indipendente: ma Belgrado fa resistenza
epa03645218 Kosovar Albanians shout slogans and hold Albanian national flags during a protest in southern part of the ethnically divided town of Mitrovica, Kosovo, 30 March 2013. Reports state that a few thousand Kosovar Albanians gather to protest against talks between Kosovo's and Serbia's Prime Ministers to be held in Brussels on 02 April 2013. The key sticking point in the negotiations, which began in October, has been the degree of autonomy that should be granted to Serbian-dominated municipalities in the north of Kosovo. EPA/VALDRIN XHEMAJ
epa03645218 Kosovar Albanians shout slogans and hold Albanian national flags during a protest in southern part of the ethnically divided town of Mitrovica, Kosovo, 30 March 2013. Reports state that a few thousand Kosovar Albanians gather to protest against talks between Kosovo's and Serbia's Prime Ministers to be held in Brussels on 02 April 2013. The key sticking point in the negotiations, which began in October, has been the degree of autonomy that should be granted to Serbian-dominated municipalities in the north of Kosovo. EPA/VALDRIN XHEMAJ

BELGRADO. «Il telefono vi unisce», assicurava una vecchia pubblicità qualche decennio fa. Ma può anche dividere. Lo sanno bene Belgrado e Pristina, da anni impegnate in negoziati per “pacificare” le complicate relazioni tra i due Paesi. Su una questione le rispettive leadership nazionali non sembrano però ancora trovare un accordo. Riguarda il prefisso telefonico internazionale per il Kosovo, fondamentale per Pristina perché considerato un ulteriore riconoscimento della propria indipendenza.

Ma qualcosa, dopo anni d’infuocate discussioni, sembra sul punto di accadere. Lo ha assicurato, sollevando un polverone in Serbia, Edita Tahiri, ministra kosovara e capo mediatore per Pristina nelle trattative con Belgrado. Tahiri ha dichiarato che ormai il dado è tratto. E che il Kosovo, nel giro di qualche settimana, avrà finalmente il suo agognato prefisso. Belgrado dovrà abbozzare e dire sì al +383, il codice che dovrebbe essere assegnato al Kosovo, perché «l’Unione europea ha richiesto che l’intesa sulle telecomunicazioni» raggiunta nell’agosto del 2015 tra Kosovo e Serbia «venga subito implementata dalle parti», ha spiegato ieri Tahiri alla Tv kosovara.

L’intesa prevedeva l’assegnazione entro marzo di un prefisso al Kosovo, precisando allo stesso tempo che per chiamare il Kosovo dalla Serbia – o meglio i centomila e più serbi rimasti a vivere in Kosovo, a Mitrovica, Gracanica e nelle altre enclave - si sarebbe potuto continuare a digitare solo il prefisso interno 028, evitando chiamate internazionali. Stessa garanzia per le chiamate dei serbi del Kosovo verso la Serbia, senza prefisso +381, un modo concreto per salvaguardare i contatti tra serbi in Serbia e in Kosovo. Il patto anticipava anche la luce verde ai servizi di una “mini” Telekom serba operativa in Kosovo.

La questione è rimasta tuttavia congelata per mesi. Il nuovo round di negoziati a Bruxelles iniziato ieri, e che durerà tre giorni, potrebbe però portare a «un accordo finale» e il Kosovo «avrà il suo codice internazionale», ha assicurato Tahiri, sottolineando che la Serbia, dopo il presunto ultimatum di Bruxelles, dovrà inviare «una lettera all’Unione internazionale delle telecomunicazioni», l’Itu, per confermare di non aver alcuna riserva sull’assegnazione del nuovo prefisso. Parole che hanno fatto inalberare Belgrado, che dopo la partecipazione del Kosovo alle Olimpiadi e l’ingresso di Pristina nella Uefa è assai restia a fare concessioni che possano essere lette come segnali di riconoscimento dell’indipendenza.

Da qui la reazione serba, che per il prefisso kosovaro immagina una soluzione in stile Taiwan: prefisso sì, ma senza registrazione all’Uti, nessun “codice Paese”, ma solo un meno compromettente “codice geografico”. Tahiri eviti di fare «ulteriori false promesse», risparmiandosi qualche «mal di testa», l’invito in una dura nota dell’Ufficio serbo per il Kosovo e Metohija, responsabile della gestione politica dell’ex provincia serba. Ufficio che ha rimarcato che «a Pristina sarà garantito l’uso di un prefisso nell’area territoriale soggetta alla Serbia se e quando lo decideremo noi».

Pristina dall’estero rimane per ora raggiungibile via prefisso +381, quello della Serbia, per le comunicazioni con i telefoni fissi. Si deve invece comporre il +377, codice di Monaco, o quello sloveno +386, per le comunicazioni con telefoni cellulari, gestite in concessione da due compagnie di quei Paesi, Vala e Ipko. Concessioni che obbligano i kosovari a costose chiamate internazionali, per le quali avrebbero speso oltre 200 milioni di euro dal 2000 a oggi, secondo stime del governo. Costi eccessivi e non più sostenibili, che il +383 tanto inviso a Belgrado eliminerebbe per sempre.

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