Kosic: per la sanità in arrivo tagli dolorosi

«La riduzione sarà strutturale, e inizialmente alimenterà campanilisimi. Ma alcuni costi non sono più sostenibili»
TRIESTE
«Se sarà necessario chiudere gli ospedali, si dovrà procedere». Pietro Fontanini dà il via libera a Vladimir Kosic. «Non mi scandalizzo se qualcuno propone tagli mirati in sanità - aggiunge il segretario regionale della Lega Nord -, nelle aziende e, se si renderà opportuno, pure nelle strutture ospedaliere». Ai tagli pensa anche il Pdl con il vicepresidente della commissione sanità Massimo Blasoni: «La razionalizzazione potrebbe riguardare il personale».


L’intervista di Kosic al Piccolo, con gli annunciati "dolorosi tagli", provoca reazioni in maggioranza e all’opposizione. Il più d’accordo con le tesi dell’assessore è il leghista Fontanini, presidente della Regione ai tempi della riforma Fasola e oggi per nulla preoccupato che, tra le righe, Kosic non escluda la possibilità di intervenire sulle unità operative troppo costose in rapporto ai casi trattati. «Se si procederà a una riforma stile Fasola - osserva Fontanini - sarà un bene per la sanità regionale. Nessuno scandalo se si dovessero toccare gli ospedali, l’unico obiettivo è il miglioramento della qualità». Sulla stessa linea di Kosic anche il pidiellino Blasoni. «Dopo aver lavorato bene sulla governance - premette - la maggioranza è chiamata a intervenire sulle strutture ospedaliere e sulla riorganizzazione di un organico di ben oltre 20mila addetti. Se un sito ha un numero di interventi troppo basso ne soffre la qualità del servizio, giusto aprire una discussione. Non è detto, tuttavia, che sia necessario chiudere gli ospedali. Una strada potrebbe essere quella di una migliore gestione del personale, anche con un’azione di assunzioni selezionate». Si dovessero davvero chiudere ospedali a chi tocca? Le preoccupazioni non mancano. «Se Kosic pensa al Burlo è evidente che Trieste alzerà le barricate - afferma Edoardo Sasco, capogruppo dell’Udc -. Numeri insufficienti? La politica faccia la sua parte per rilanciare un ospedale che ha una storia importante e una valenza ancora strategica».


Più in generale Sasco si aspetta che l’asse Kosic-Basaglia «faccia una proposta organica da discutere poi in maggioranza. L’unico modo per evitare confusione». Non mancano le reazioni della minoranza. Sergio Lupieri (Pd), l’altro vicepresidente della terza commissione, esprime «fortissima preoccupazione per le gravi dichiarazioni di Kosic - così come - sulle cose non dette dall’assessore, ma anticipate dal ministro Sacconi riguardo agli aumenti del ticket e al ricorso ai fondi previdenziali e assicurativi per prestazioni fuori livelli essenziali di assistenza. Non di chiusure abbiamo bisogno - prosegue -, ma di riconversione delle attività in senso più decisamente territoriale. Mancano per esempio 800 posti letto di Rsa per la riabilitazione e la convalescenza, come pure posti letto hospice e per l’acuzie di secondo livello. Nel frattempo attendiamo un anno per interventi di chirurgia programmata e 30 giorni per la chirurgia neoplastica».


L’assessore, osserva anche Paolo Menis (Pd), messo alle strette dopo la "pseudo-riforma" del luglio scorso, dovrà presentare risposte chiare alle pressanti esigenze della sanità locale e per fare questo il piano socio-sanitario non basta". Mentre Luca Visentini, segretario regionale della Uil, pensa a una riduzione delle aziende da 6 a 4 e si dice d’accordo sull’obiettivo razionalizzazione: «Il processo di de-ospedalizzazione impostato con la riforma Fasola va completato senza però distruggere un sistema che ha dimostrato di essere uno dei più virtuosi d’Italia».

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